Sully
Sully
Durata
96
Formato
Regista
Il 15 gennaio 2009 il volo di linea US Airways 1549, partito dall’aeroporto La Guardia di New York e diretto a Charlotte, è costretto a un rischiosissimo ammaraggio nel fiume Hudson a causa di un bird strike che ha messo fuori uso entrambi i motori. Grazie alla coraggiosa scelta del comandante Chesley "Sully" Sullenberger (Tom Hanks), tutti le persone a bordo si salvano, ma l’assicurazione e la commissione di inchiesta della compagni aerea sembrano decise a non riconoscere l’eroica impresa del capitano.
Basandosi sull'autobiografia Highest Duty: My Search for What Really Matters dello stesso Chesley Sullenberger, Clint Eastwood abbraccia di nuovo le radici profonde dell’America antieroica a cui è indissolubilmente legato per portare sullo schermo una vicenda di toccante umanità e grande statura morale. Il fiume, torbido e agghiacciante spettro di morte in Mystic River (2003), diventa qui la culla della vita a coronamento di una impresa fuori dal comune e senza precedenti, continuamente avvilita dal cannibalismo mediatico e da un pugno di uomini che vedono la fama e il profitto prima di tutto. Un volo di linea che lambisce lo skyline di Manhattan non è più minaccia universale ma celebrazione dell’attaccamento di un uomo comune al proprio lavoro, alla propria integrità professionale, alla propria conoscenza, al proprio senso di appartenenza a una Nazione pronta a stringersi attorno a lui. Straordinario Tom Hanks, schivo marito e padre di famiglia costretto ad affrontare una scomoda celebrità (a volte sinistra anche se proveniente da persone sinceramente dalla sua parte, basti pensare al cocktail in suo onore) e un processo pubblico che lo costringono a convivere con i fantasmi di un giudizio dall’alto apparentemente sempre più ingrato (anche per questo il suo personaggio ricorda tanto gli “antieroi” di Flags of Our Fathers, precedente film del regista). Impresa eroica o azzardo non ponderato? Un distillato del cinema eastwoodiano più placido e maturo, lontano dalla retorica spicciola e dal facile patriottismo, capace di toccare corde profonde nelle sequenze più intime (le telefonate con la moglie, la corsa notturna in Times Square, la testimonianza alla commissione) e di restituire grande senso dello spettacolo nel flashback delle scene in cui si rivive il tragico avvenimento. Aaron Eckhart è il secondo pilota Jeff Skiles, Laura Linney è Lorraine, la moglie di Sully. Eccellente, metallica fotografia del fido Tom Stern, giocata sui toni del bianco e del grigio.
Basandosi sull'autobiografia Highest Duty: My Search for What Really Matters dello stesso Chesley Sullenberger, Clint Eastwood abbraccia di nuovo le radici profonde dell’America antieroica a cui è indissolubilmente legato per portare sullo schermo una vicenda di toccante umanità e grande statura morale. Il fiume, torbido e agghiacciante spettro di morte in Mystic River (2003), diventa qui la culla della vita a coronamento di una impresa fuori dal comune e senza precedenti, continuamente avvilita dal cannibalismo mediatico e da un pugno di uomini che vedono la fama e il profitto prima di tutto. Un volo di linea che lambisce lo skyline di Manhattan non è più minaccia universale ma celebrazione dell’attaccamento di un uomo comune al proprio lavoro, alla propria integrità professionale, alla propria conoscenza, al proprio senso di appartenenza a una Nazione pronta a stringersi attorno a lui. Straordinario Tom Hanks, schivo marito e padre di famiglia costretto ad affrontare una scomoda celebrità (a volte sinistra anche se proveniente da persone sinceramente dalla sua parte, basti pensare al cocktail in suo onore) e un processo pubblico che lo costringono a convivere con i fantasmi di un giudizio dall’alto apparentemente sempre più ingrato (anche per questo il suo personaggio ricorda tanto gli “antieroi” di Flags of Our Fathers, precedente film del regista). Impresa eroica o azzardo non ponderato? Un distillato del cinema eastwoodiano più placido e maturo, lontano dalla retorica spicciola e dal facile patriottismo, capace di toccare corde profonde nelle sequenze più intime (le telefonate con la moglie, la corsa notturna in Times Square, la testimonianza alla commissione) e di restituire grande senso dello spettacolo nel flashback delle scene in cui si rivive il tragico avvenimento. Aaron Eckhart è il secondo pilota Jeff Skiles, Laura Linney è Lorraine, la moglie di Sully. Eccellente, metallica fotografia del fido Tom Stern, giocata sui toni del bianco e del grigio.