L'uomo che non è mai esistito
The Man Who Never Was
Durata
103
Formato
Regista
Durante la primavera del 1943, nel pieno della Seconda guerra mondiale, i servizi segreti britannici stanno cercando una soluzione geniale che possa contrastare la Germania nazista. Per depistare i tedeschi riguardo lo sbarco in Sicilia, collocano un cadavere con addosso falsi documenti su una spiaggia spagnola, cercando di far credere che lo sbarco avverrà in Grecia.
Operazione Mincemeat: ecco il nome del piano che la Gran Bretagna mise in atto realmente durante il conflitto, una storia interessante e originale che Ronald Neame decide di raccontare senza eccessiva enfasi, senza romanzare troppo e, soprattutto, senza l'ombra di scivolamenti e sbrodolamenti retorici. Presentato in concorso al 9° Festival di Cannes, L'uomo che non è mai esistito è, a conti fatti, un film di genere ben congegnato, fluido e intrigante, in cui il regista riesce a mescolare suspense, azione e spionaggio, mostrando il lato strategico della guerra, la diplomazia che agisce dietro le quinte, il meccanismo dietro l'apparenza, l'ingranaggio affascinante e al contempo repellente dietro ogni conflitto. I cali di ritmo, dovuti probabilmente all'assenza di battaglie e di efficaci sequenze di raccordo, sono probabilmente l'unico neo (seppur piuttosto evidente) di una pellicola in cui la guerra, anche se non si vede, è presente e tangibile, tanto nelle parole quanto nelle tattiche. Un efficace prodotto solido e irreprensibile, scolastico solo a tratti, che consciamente preferisce il backstage all'odore di zolfo, vincendo la sfida.
Operazione Mincemeat: ecco il nome del piano che la Gran Bretagna mise in atto realmente durante il conflitto, una storia interessante e originale che Ronald Neame decide di raccontare senza eccessiva enfasi, senza romanzare troppo e, soprattutto, senza l'ombra di scivolamenti e sbrodolamenti retorici. Presentato in concorso al 9° Festival di Cannes, L'uomo che non è mai esistito è, a conti fatti, un film di genere ben congegnato, fluido e intrigante, in cui il regista riesce a mescolare suspense, azione e spionaggio, mostrando il lato strategico della guerra, la diplomazia che agisce dietro le quinte, il meccanismo dietro l'apparenza, l'ingranaggio affascinante e al contempo repellente dietro ogni conflitto. I cali di ritmo, dovuti probabilmente all'assenza di battaglie e di efficaci sequenze di raccordo, sono probabilmente l'unico neo (seppur piuttosto evidente) di una pellicola in cui la guerra, anche se non si vede, è presente e tangibile, tanto nelle parole quanto nelle tattiche. Un efficace prodotto solido e irreprensibile, scolastico solo a tratti, che consciamente preferisce il backstage all'odore di zolfo, vincendo la sfida.