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Il teatrino di Jean Renoir
Le petit théâtre de Jean Renoir
Durata
100
Formato
Regista
Tre storie prendono vita nel piccolo teatro delle marionette di Jean Renoir. Un clochard (Nino Formicola) durante la notte di Natale beneficia di un inatteso regalo. Una moglie borghese (Marguerite Cassan) perseguita i suoi mariti con la richiesta di una lucidatrice elettrica. Un anziano comandante (Fernand Sardou) in pensione conosce la virtù della tolleranza in amore.
Ultima regia per Jean Renoir, frutto di una coproduzione internazionale allestita per la televisione francese, e sintesi antologica di tutto il suo cinema con numerosi rimandi interni ad altri film. Il motivo ispiratore del teatro e del gioco della rappresentazione, ricorrente nella sua filmografia, raccorda i quattro segmenti che lo compongono. È lo stesso Renoir, con una impostazione già sperimentata in altre occasioni, a introdurre i singoli episodi. Nel primo e nel secondo, pur con modalità differenti, emerge una stilizzazione di ambienti e situazioni assoluti, in linea con la cornice teatrale dell'opera. Prima del quarto e ultimo episodio un momento di sospensione musicale impreziosisce il film: Jeanne Moreau in un commosso omaggio alla Belle Époque canta Quand l'amour meurt. Introdotta da uno stacco di montaggio su un lancio di bocce di Renoir, quella di Duvallier è la storia di un uomo che ha imparato a vivere, e che andando oltre i canoni della rispettabilità borghese accetta l'infedeltà della compagna, molto più giovane di lui. Complessivamente è un prodotto un po' statico e ingessato, ma il fascino non gli manca. Eric Rohmer lo considerava il film più rappresentativo dell'arte cinematografica del XX secolo, adducendo una motivazione tanto iperbolica quanto convincente: «Perché in esso è contenuto tutto Renoir, e Renoir contiene tutto il cinema».
Ultima regia per Jean Renoir, frutto di una coproduzione internazionale allestita per la televisione francese, e sintesi antologica di tutto il suo cinema con numerosi rimandi interni ad altri film. Il motivo ispiratore del teatro e del gioco della rappresentazione, ricorrente nella sua filmografia, raccorda i quattro segmenti che lo compongono. È lo stesso Renoir, con una impostazione già sperimentata in altre occasioni, a introdurre i singoli episodi. Nel primo e nel secondo, pur con modalità differenti, emerge una stilizzazione di ambienti e situazioni assoluti, in linea con la cornice teatrale dell'opera. Prima del quarto e ultimo episodio un momento di sospensione musicale impreziosisce il film: Jeanne Moreau in un commosso omaggio alla Belle Époque canta Quand l'amour meurt. Introdotta da uno stacco di montaggio su un lancio di bocce di Renoir, quella di Duvallier è la storia di un uomo che ha imparato a vivere, e che andando oltre i canoni della rispettabilità borghese accetta l'infedeltà della compagna, molto più giovane di lui. Complessivamente è un prodotto un po' statico e ingessato, ma il fascino non gli manca. Eric Rohmer lo considerava il film più rappresentativo dell'arte cinematografica del XX secolo, adducendo una motivazione tanto iperbolica quanto convincente: «Perché in esso è contenuto tutto Renoir, e Renoir contiene tutto il cinema».
