Scozia, secondo dopoguerra. Jock Sinclair (Alec Guinness), comandante temporaneo, è convinto che sarà assegnato a lui il comando del reggimento, ma non è così. Viene infatti scelto il colonnello Basil Borrow (John Mills), che cercherà di riportare ordine e disciplina in un gruppo di ufficiali ormai quasi allo sbando.

Con Whisky e gloria, tratto dall'omonimo romanzo di James Kennaway (anche sceneggiatore unico), Ronald Neame regala un altro saggio della sua ruvida ma genuina bravura all'interno del cinema artigianale dell'epoca, dando vita a un'opera solida e gradevole. Tra brindisi a base di whisky e danze popolari sulle note delle cornamuse, muovono i loro passi due protagonisti d'altri tempi, caratterizzati senza andare troppo per il sottile ma forti del tipico approccio british. Due ottimi attori, fulcro di un'opera a tratti ingenua ma intensa, con l'azione che si sposta tra i bellissimi paesaggi delle highlands scozzesi e gli interni che fungono da perfetto palcoscenico per la messa in scena di Neame. Alle sequenze leggere della prima parte, in cui spiccano le grandi coreografie di danza, segue il dramma della seconda metà della pellicola, a volte un po' greve. Un'altra declinazione del genere militare, tra desiderio di potere e umanità, grazie al quale il regista torna sui livelli di L'uomo che non è mai esistito (1956). John Mills è stato premiato con la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile alla Mostra del Cinema di Venezia.
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