Nan (Sylvia Sydney), figlia del gangster Pop Cooley (Guy Kibbee), è accusata ingiustamente di omicidio. L'uomo di cui è innamorata (Gary Cooper) si metterà nei guai per tentare di tirarla fuori di prigione. Ci riuscirà?

Mamoulian firma, nel 1931, uno dei suoi titoli più completi: un notevole viaggio urbano nella psiche di personaggi ricchi di sfaccettature che il regista riesce ad analizzare con radicale incisività. È una sorta di (pre)noir desolato e orgoglioso che non riesce a fare sconti a nessuno: persino il lieto fine (se così si può chiamare) non è scontato. È anche un'opera coriacea eppure lirica, che a pochi anni dal futuro avvio del codice Hays (1934) sa benissimo cosa sia morale e cosa no. Non ci sono ellissi, o mistificazioni: l'amarezza è tutta sullo schermo, ricca di striature e devota allo stile del regista nato a Tbilisi. Gary Cooper e Sylvia Sidney? Funzionano benissimo: lui è una presenza da cui è impossibile staccare gli occhi, lei un'attrice che vale. Da un soggetto del grande scrittore hard boiled Dashiell Hammett. Fotografia di Lee Garmes.
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