Volti
Faces
Durata
130
Formato
Regista
Il racconto di una crisi di coppia, consumata su binari paralleli in una livida Los Angeles: lui, Richard Frost (John Marley) va con una prostituta (Gena Rowlands), si intrattiene con uomini d'affari, vuole a chiare lettere il divorzio; lei, Maria (Lynn Carlin), si concede un'evasione extraconiugale. Ma il reciproco tentativo di fuga non servirà a mettere fine ai loro problemi.
Prima vera espressione dell'approccio totalitario di John Cassavetes alla sua idea di cinema senza compromessi, costruita in questo caso su un girato dal minutaggio spropositato e su un lavoro al montaggio pluriennale e altrettanto immersivo. Il titolo esprime appieno la voracità dello sguardo del cineasta, forse la voce in assoluto più autarchica di tutta la New Hollywood, rispetto all'utilizzo dei primi piani e alla presa diretta quanto più ravvicinata possibile della recitazione degli attori. Rispetto a Ombre (1959) l'operazione appare viziata da uno spirito più ricercato, impostato e meno autentico, più di maniera e forse troppo diluita nel minutaggio. Ma la potenza deflagrante di quest'affresco privo di qualsiasi mitologia, a gamba tesa contro la dottrina incolore della buona e ipocrita famiglia perfetta americana, non può certo dirsi inferiore. Raramente si è vista una recitazione così spontanea e naturale. Nonostante la scorza anticommerciale e la realizzazione pionieristica completamente off rispetto all'industria, la pellicola ha ottenuto tre nomination agli Oscar (sceneggiatura di Cassavetes, Lynn Carlin e Seymour Cassel, magnifici interpreti).
Prima vera espressione dell'approccio totalitario di John Cassavetes alla sua idea di cinema senza compromessi, costruita in questo caso su un girato dal minutaggio spropositato e su un lavoro al montaggio pluriennale e altrettanto immersivo. Il titolo esprime appieno la voracità dello sguardo del cineasta, forse la voce in assoluto più autarchica di tutta la New Hollywood, rispetto all'utilizzo dei primi piani e alla presa diretta quanto più ravvicinata possibile della recitazione degli attori. Rispetto a Ombre (1959) l'operazione appare viziata da uno spirito più ricercato, impostato e meno autentico, più di maniera e forse troppo diluita nel minutaggio. Ma la potenza deflagrante di quest'affresco privo di qualsiasi mitologia, a gamba tesa contro la dottrina incolore della buona e ipocrita famiglia perfetta americana, non può certo dirsi inferiore. Raramente si è vista una recitazione così spontanea e naturale. Nonostante la scorza anticommerciale e la realizzazione pionieristica completamente off rispetto all'industria, la pellicola ha ottenuto tre nomination agli Oscar (sceneggiatura di Cassavetes, Lynn Carlin e Seymour Cassel, magnifici interpreti).