France
France
2021
Paesi
Francia, Germania, Belgio, Italia
Generi
Commedia, Drammatico
Durata
133 min.
Formato
Colore
Regista
Bruno Dumont
Attori
Léa Seydoux
Juliane Köhler
Benjamin Biolay
Blanche Gardin
Una giornalista egocentrica e narcisa, France (Léa Seydoux), vera e propria celebrità in patria nel mondo dell’informazione televisiva e sul piccolo schermo delle reti nazionalpopolari, si divide tra conferenze stampa in cui troneggia in bella vista in tutto il suo fascino e carisma, programmi molto seguiti e servizi in Medio Oriente come inviata di guerra sui fronti più caldi. Uno strano incidente d’auto manderà però in frantumi una vita personale e una carriera portate avanti con ostinata ferocia, tanto crudele quanto manipolatoria. 

Il regista transalpino Bruno Dumont, che nel corso della sua carriera ha affrontato diversi tipi di provocazioni, soggetti e registri, si concede un passaggio sulla carta più commerciale, arruolando una diva di spicco del cinema francofono in un ruolo femminile tanto aitante e sensuale quanto archetipico, dagli echi metaforici immediatamente spiattellati fin dal nome. Già dalla prima sequenza, che mostra una conferenza stampa politica con protagonista il vero presidente francese Emmanuel Macron, appare chiaro il tono di un’operazione che punta il dito contro l’universo mediatico della politica e dell’informazione in generale con sguardo sarcastico e iconoclasta, creando intorno alla protagonista un regime immaginifico che è puramente dumontiano nella continua messa alla berlina di ogni istanza rassicurante. La scena con Macron è infatti chiaramente fasulla e “ricostruita” in green screen, ma Dumont dissimula e sguscia da quanto di posticcio le sue azzardate visioni potrebbero suggerire, mirando chiaramente a creare nello spettatore un disagio strisciante, chiamato ad andare a nozze con zampate di tetro e solare umorismo apocalittico. Se la prima parte del film non è certo avara di spunti, il giochino impazzito sfugge presto dalle mani e dal controllo pur sapiente di Dumont, che via via che la sceneggiatura va avanti decide di giocarsi le sue carte creando, pressoché esclusivamente, delle situazioni di messa in scena nelle quali si vorrebbe insistere sui cortocircuiti banali della crisi esistenziale e della depressione della protagonista, scaturita da un tamponamento in auto con tanto di ingresso in clinica in Svizzera. L’utilizzo di un registro kitsch non sembra tuttavia giovare al film, che si perde tra ironia sulla carta urticante, ma in realtà scollata, sulla mal sopportazione della cultura araba e ricorre a immagini di guerra spaventosamente ambigue. In particolare nella compresenza di elementi lacrimevoli, ai quali si vorrebbe fare il verso, e l’ombra di tragedie sfruttate con un approccio sornione, che tiene strumentalmente fuori campo l’atrocità dei conflitti e si limita a giocare con delle scenette grottesche al limite dello stucchevole e dello sfiatato. Buona prova della protagonista Léa Seydoux, perfetta in ogni situazione, anche nei giochi di seduzione più tentennanti e velati d’imbarazzo: l’attrice è capace di reggere il film tutto sulle sue spalle e di regalare agli spettatori un primo piano in automobile mosso a compassione di potenza lancinante, ma anche la sua volenterosa interpretazione pare naufragare man mano che il film si inabissa, peraltro abbastanza precocemente e mandando definitivamente in fiamme molta della carne al fuoco esposta in precedenza. Musiche, ragguardevoli, del cantautore Christophe, scomparso nel 2020 e il cui lavoro è utilizzato da Dumont per connotare con sagacia impertinente molti momenti, comprese le inquadrature dilatate all’infinito a mo’ di sberleffo e innervate di una dimensione sacrale puramente antifrastica (in continuità con quanto fatto da Dumont e dallo stesso Christophe nel precedente Jeanne, su Giovanna d’Arco, di cui France è forse un’erede contemporanea male in arnese e sotto le sembianze della farsa più spinta). Presentato in Concorso al Festival di Cannes 2021, dove sono arrivati copiose bordate di fischi alla proiezione ufficiale per la stampa (in particolare dai giornalisti francesi). 
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