Sostiene Pereira
Durata
104
Formato
Regista
Lisbona, anni Trenta. Pereira (Marcello Mastroianni) è un giornalista della sezione culturale del Lisboa che vive immerso nelle sue abitudini, senza dare peso alle violenze legate alla dittatura. L'incontro con il giovane Monteiro Rossi (Stefano Dionisi), con cui inizia una collaborazione, lo aiuterà a prendere coscienza del clima di repressione in cui vive, tanto da convincerlo a prendere posizione, anche a costo di abbandonare le sue consuetudini e il Portogallo.
Tratto dal fortunato romanzo omonimo di Antonio Tabucchi, premio Campiello nel 1994. Faenza sceglie di affidarsi al bel soggetto di partenza nonostante la scrittura diventi non poco prolissa nella seconda parte, limitando la regia a uno stile asciutto e pulito. Come già nel romanzo, emerge chiaro il messaggio dell'importanza della cultura e del ruolo che gli intellettuali devono ricoprire, lottando contro le prevaricazioni del potere dominante. Chi sostiene il film è il protagonista Pereira, interpretato da uno splendido Marcello Mastroianni (David di Donatello), malinconico, sensibile, pigro e appesantito, capace di risollevare il lungometraggio nei momenti di stanca con la sola presenza scenica. Stefano Dionisi e Nicoletta Braschi, invece, sono fin troppo meccanici e poco espressivi. Una discreta opera di impegno civile, accurata nella realizzazione ma vittima di troppi passaggi ridondanti. Fotografia: Blasco Giurato. Musiche: Ennio Morricone.
Tratto dal fortunato romanzo omonimo di Antonio Tabucchi, premio Campiello nel 1994. Faenza sceglie di affidarsi al bel soggetto di partenza nonostante la scrittura diventi non poco prolissa nella seconda parte, limitando la regia a uno stile asciutto e pulito. Come già nel romanzo, emerge chiaro il messaggio dell'importanza della cultura e del ruolo che gli intellettuali devono ricoprire, lottando contro le prevaricazioni del potere dominante. Chi sostiene il film è il protagonista Pereira, interpretato da uno splendido Marcello Mastroianni (David di Donatello), malinconico, sensibile, pigro e appesantito, capace di risollevare il lungometraggio nei momenti di stanca con la sola presenza scenica. Stefano Dionisi e Nicoletta Braschi, invece, sono fin troppo meccanici e poco espressivi. Una discreta opera di impegno civile, accurata nella realizzazione ma vittima di troppi passaggi ridondanti. Fotografia: Blasco Giurato. Musiche: Ennio Morricone.