Lo spaccone
The Hustler
Durata
134
Formato
Regista
Abilissimo giocatore di biliardo, Eddie Felson (Paul Newman) gira le sale d'America con il socio Charlie (Myron McCormick) ma la sua classe è ostacolata dalla mancanza d'umiltà, come dimostra nell'incontro con il noto Minnesota Fats (Jackie Gleason). Battuto, Eddie trova conforto nell'amore di Sarah (Piper Laurie) e cerca la rivincita, sotto l'egida del cinico Bert Gordon (George C. Scott).
Dall'omonimo romanzo di Walter Tevis, sceneggiato dallo stesso Robert Rossen con Sydney Carroll. Girato a basso costo ma consacrato come un classico intramontabile dell'art cinema americano, è molto più di un semplice film sul sottomondo del biliardo: è un profondo, sublime, amarissimo ritratto di una Nazione che ha perduto la sua innocenza tra frivoli miti di denaro e trionfi illusori. Paul Newman, in una delle sue interpretazioni più incisive e indimenticabili, è un antieroe che lascia indelebilmente il segno, eterno sconfitto anche nella vittoria (con finale anticonsolatorio come ne giravano pochi a Hollywood). Su uno script impeccabile, Rossen opera con un vigore registico che resta intatto nei passaggi dalle scene di gioco ai momenti più intimisti e tira fuori il meglio da interpreti splendidi, come un ottimo George C. Scott e una brava Piper Laurie, certamente tra i personaggi femminili più interessanti di quegli anni. Influenzerà molto cinema pessimista dei decenni successivi: un titolo su tutti, Città amara – Fat City di John Huston (1972). La pellicola si è aggiudicata (solo) due Oscar, meritatissimi, alla rigorosa fotografia in bianco e nero di Eugen Schüfftan e alla scenografia di potente realismo di Harry Horner e Gene Callahan. Nel 1986, Martin Scorsese ha girato una sorta di sequel, Il colore dei soldi, con Newman chiamato nuovamente a vestire i panni di Eddie Felson. In piccoli ruoli, appaiono il vero giocatore di biliardo Willie Mosconi e il celebre pugile Jake La Motta, la cui vita è stata raccontata dallo stesso Scorsese in Toro Scatenato (1980).
Dall'omonimo romanzo di Walter Tevis, sceneggiato dallo stesso Robert Rossen con Sydney Carroll. Girato a basso costo ma consacrato come un classico intramontabile dell'art cinema americano, è molto più di un semplice film sul sottomondo del biliardo: è un profondo, sublime, amarissimo ritratto di una Nazione che ha perduto la sua innocenza tra frivoli miti di denaro e trionfi illusori. Paul Newman, in una delle sue interpretazioni più incisive e indimenticabili, è un antieroe che lascia indelebilmente il segno, eterno sconfitto anche nella vittoria (con finale anticonsolatorio come ne giravano pochi a Hollywood). Su uno script impeccabile, Rossen opera con un vigore registico che resta intatto nei passaggi dalle scene di gioco ai momenti più intimisti e tira fuori il meglio da interpreti splendidi, come un ottimo George C. Scott e una brava Piper Laurie, certamente tra i personaggi femminili più interessanti di quegli anni. Influenzerà molto cinema pessimista dei decenni successivi: un titolo su tutti, Città amara – Fat City di John Huston (1972). La pellicola si è aggiudicata (solo) due Oscar, meritatissimi, alla rigorosa fotografia in bianco e nero di Eugen Schüfftan e alla scenografia di potente realismo di Harry Horner e Gene Callahan. Nel 1986, Martin Scorsese ha girato una sorta di sequel, Il colore dei soldi, con Newman chiamato nuovamente a vestire i panni di Eddie Felson. In piccoli ruoli, appaiono il vero giocatore di biliardo Willie Mosconi e il celebre pugile Jake La Motta, la cui vita è stata raccontata dallo stesso Scorsese in Toro Scatenato (1980).