
Anita B.
Durata
88
Formato
Regista
Anita (Eline Powell) è una ragazza ebrea di origini ungheresi che è riuscita a sopravvivere ad Auschwitz. Ora è in viaggio verso la casa dell'unica parente che le è rimasta: la zia Monika (Andrea Osvárt). Nella nuova abitazione scoprirà l'amore grazie a Eli (Robert Sheehan): anche lui però, così come le altre persone che la circondano, non vuole ricordare il passato.
Tratto dal romanzo Quanta stella c'è nel cielo di Edith Bruck, Anita B. è uno dei punti più bassi della carriera di Roberto Faenza. Il regista finisce per risultare ricattatorio a causa della troppa retorica messa in campo e, invece di coinvolgere ed emozionare, finisce per tenere il pubblico distante. Ben presto le conseguenze della Seconda guerra mondiale lasciano spazio a un romanzo di formazione di bassa lega, tra primi amori, gelosie e desiderio di fuga. Il tutto è studiato a tavolino (Anita è senza documenti e la polizia la ferma nell'unica serata in cui esce di casa), poco spontaneo e ancor meno credibile, come dimostra la scena in cui un medico abortista le “regala un sogno”. E proprio l'aborto è una delle tante tematiche gettate nel calderone superficialmente, in una pellicola pedestre e gravemente insufficiente. La confezione televisiva fa il resto. Agghiacciante.
Tratto dal romanzo Quanta stella c'è nel cielo di Edith Bruck, Anita B. è uno dei punti più bassi della carriera di Roberto Faenza. Il regista finisce per risultare ricattatorio a causa della troppa retorica messa in campo e, invece di coinvolgere ed emozionare, finisce per tenere il pubblico distante. Ben presto le conseguenze della Seconda guerra mondiale lasciano spazio a un romanzo di formazione di bassa lega, tra primi amori, gelosie e desiderio di fuga. Il tutto è studiato a tavolino (Anita è senza documenti e la polizia la ferma nell'unica serata in cui esce di casa), poco spontaneo e ancor meno credibile, come dimostra la scena in cui un medico abortista le “regala un sogno”. E proprio l'aborto è una delle tante tematiche gettate nel calderone superficialmente, in una pellicola pedestre e gravemente insufficiente. La confezione televisiva fa il resto. Agghiacciante.