Luca (Lino Capolicchio) ha preso le distanze dalla sua famiglia benestante per abitare a Londra, dove adotta lo stile swing e hippie. Il padre (Gabriele Ferzetti) non accetta la sua scelta e si reca in Inghilterra per riportarlo a casa con l'inganno, così da fargli ricoprire un ruolo in azienda, coinvolgendo un'ambiziosa psicologa (Claudine Auger) che finge di innamorarsi del giovane.

Faenza mette in scena una insulsa critica alla società degli anni Sessanta in preda al boom economico, troppo presa dai soldi e dal potere per curarsi dei bisogni dell'individuo. Se questo è l'intento, la resa è un pasticcio: la trama è raffazzonata, poco uniforme e per niente fluida, mentre i personaggi sono estremamente stereotipati e studiati solo in modo superficiale. Le interpretazioni del cast risentono della mancanza di sfaccettature dei ruoli che sono costretti a ricoprire e risultano sì caricaturali. A poco servono i risvolti grotteschi, satirici e ironici: un'opera sterile affossata da uno stile pretestuosamente autoriale, privo di sostanza, confuso, con continui cambi di tono poco integrati tra loro.
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