Arriva un cavaliere libero e selvaggio
Comes a Horseman
Durata
118
Formato
Regista
Dopo la Seconda guerra mondiale, l'ereditiera Ella (Jane Fonda) deve difendere la propria terra dalle mire del signorotto e tiranno locale (Jason Robards), che l'ha violentata da ragazza. Ad aiutarla giunge il suo vecchio amico Frank (James Caan), reduce di guerra.
Western diretto da Alan J. Pakula e scritto da Dennis Lynton Clark, che mette in campo gli elementi topici del genere, a partire dal manicheismo del confronto tra gli astanti, definito in particolare dalla figura oscura del villain (Robards): un cliché declinato senza troppa originalità, anche se la bravura degli interpreti è evidente. E se a difendere la terra c'è una donna, da sempre marginalizzata nelle storie di frontiera, essa si rivela mascolinizzata, appoggiandosi comunque a una figura maschile per difendere ciò che è suo. Sono i personaggi e i dialoghi a dominare il film, più del contesto ambientale (nonostante la regia di Pakula abbondi di piani lunghi), ma il ritmo non sempre si rivela all'altezza e i numerosi tempi morti sono decisamente logoranti. A tratti toccante, ma troppo didascalico per risultare davvero coinvolgente. Richard Farnsworth (Dodger) ricevette una candidatura all'Oscar come miglior attore non protagonista: è lui il fulcro della sequenza più toccante e significativa del film, un funebre saluto solitario in sella a un cavallo. La scena utilizza il girato di un episodio che provocò la morte dello stuntman Jim Sheppard. Notevole fotografia crepuscolare di Gordon Willis.
Western diretto da Alan J. Pakula e scritto da Dennis Lynton Clark, che mette in campo gli elementi topici del genere, a partire dal manicheismo del confronto tra gli astanti, definito in particolare dalla figura oscura del villain (Robards): un cliché declinato senza troppa originalità, anche se la bravura degli interpreti è evidente. E se a difendere la terra c'è una donna, da sempre marginalizzata nelle storie di frontiera, essa si rivela mascolinizzata, appoggiandosi comunque a una figura maschile per difendere ciò che è suo. Sono i personaggi e i dialoghi a dominare il film, più del contesto ambientale (nonostante la regia di Pakula abbondi di piani lunghi), ma il ritmo non sempre si rivela all'altezza e i numerosi tempi morti sono decisamente logoranti. A tratti toccante, ma troppo didascalico per risultare davvero coinvolgente. Richard Farnsworth (Dodger) ricevette una candidatura all'Oscar come miglior attore non protagonista: è lui il fulcro della sequenza più toccante e significativa del film, un funebre saluto solitario in sella a un cavallo. La scena utilizza il girato di un episodio che provocò la morte dello stuntman Jim Sheppard. Notevole fotografia crepuscolare di Gordon Willis.