Brazil
Brazil
Durata
132
Formato
Regista
In un futuro distopico dove uno stato centrale iperburocratizzato e totalitario controlla ogni minimo movimento delle persone attraverso telecamere, Sam Lawry (Jonathan Pryce), timido archivista di stato, cerca di sfuggire al clima soffocante attraverso i sogni. Intanto, all'esterno, un misterioso gruppo di terroristi cerca di rompere lo status quo.
Inizialmente si doveva chiamare 1984 ½ , così da omaggiare in un colpo solo George Orwell e Federico Fellini, due delle tante fonti d'ispirazione di Brazil, per molti il miglior film in assoluto di Terry Gilliam, finalmente libero di volare via dalle ciniche baracconate dei Monty Python e aprirsi a umori più cupi, attraverso un approccio originale e di enorme spessore cinematografico. Se da un punto di vista narrativo e tematico il film non aggiunge molto rispetto ai classici (letterari e cinematografici) del genere, è dal punto di vista della regia e della messa in scena che risulta, ancora oggi, un insuperato capolavoro fanta-grottesco: Gilliam dà libero sfogo al suo genio visivo, frullando Metropolis (1927) di Fritz Lang, psichedelia, luci espressioniste, costruzioni bric à brac, futurismi steampunk e venature acido-kitsch, riuscendo a fondere in chiave postmoderna alto e basso, sacro e profano, tragedia e farsa, sentimento e dramma, come nessuno (o quasi) era mai riuscito prima. Robert De Niro, qui nella parte di un bizzarro idraulico che scompare sommerso da fogli di carta da giornale, e la madre del protagonista, che si sottopone ad una operazione di plastica facciale facendosi allungare la pelle a dismisura, sono frammenti che non si dimenticano. Il titolo del film si riferisce a una canzonetta brasiliana dai suoni caldi e rilassanti, Aquarela do Brasil di Ary Barroso, più volte fischiettata e riproposta nel film, dalla quale il compositore Michael Kamen ha ricavato l'intera colonna sonora. Nomination all'Oscar per la miglior sceneggiatura e inserito dal British Film Institute al 54° posto dei migliori film inglesi mai realizzati.
Inizialmente si doveva chiamare 1984 ½ , così da omaggiare in un colpo solo George Orwell e Federico Fellini, due delle tante fonti d'ispirazione di Brazil, per molti il miglior film in assoluto di Terry Gilliam, finalmente libero di volare via dalle ciniche baracconate dei Monty Python e aprirsi a umori più cupi, attraverso un approccio originale e di enorme spessore cinematografico. Se da un punto di vista narrativo e tematico il film non aggiunge molto rispetto ai classici (letterari e cinematografici) del genere, è dal punto di vista della regia e della messa in scena che risulta, ancora oggi, un insuperato capolavoro fanta-grottesco: Gilliam dà libero sfogo al suo genio visivo, frullando Metropolis (1927) di Fritz Lang, psichedelia, luci espressioniste, costruzioni bric à brac, futurismi steampunk e venature acido-kitsch, riuscendo a fondere in chiave postmoderna alto e basso, sacro e profano, tragedia e farsa, sentimento e dramma, come nessuno (o quasi) era mai riuscito prima. Robert De Niro, qui nella parte di un bizzarro idraulico che scompare sommerso da fogli di carta da giornale, e la madre del protagonista, che si sottopone ad una operazione di plastica facciale facendosi allungare la pelle a dismisura, sono frammenti che non si dimenticano. Il titolo del film si riferisce a una canzonetta brasiliana dai suoni caldi e rilassanti, Aquarela do Brasil di Ary Barroso, più volte fischiettata e riproposta nel film, dalla quale il compositore Michael Kamen ha ricavato l'intera colonna sonora. Nomination all'Oscar per la miglior sceneggiatura e inserito dal British Film Institute al 54° posto dei migliori film inglesi mai realizzati.