Cesare Borgia (Gabriel Gabrio) ha un'ambizione talmente alta che, pur di raggiungere il potere tanto agognato, è disposto davvero a tutto, compreso uccidere il fratello (Maurice Escande) e distruggere i sogni della sorella Lucrezia (Edwige Feuillère). Ma anche questo, forse, non basterà.

L'ambizione, così come a Cesare Borgia, non è mai mancata ad Abel Gance, grande autore di Napoléon del 1927. Come nel suo capolavoro precedente, anche qui il regista va a battagliare con la Storia, e si concentra su una famiglia che non ha mai smesso di essere reinventata nell'universo della finzione. Intrighi di corte e ambiguità parentali (in primis, nel rapporto tra Cesare e sua sorella Lucrezia) sono al centro di un drammone confezionato discretamente, ma a cui manca in toto il senso dello spettacolo. Il budget ridotto non può bastare come scusante, poiché il ritmo crolla spesso nonostante la breve durata. Si segnala positivamente, però, un buon approfondimento sui personaggi. Tra gli interpreti anche Antonin Artaud, che veste i panni di Savonarola.
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