Ben-Hur

Ben-Hur

Premi Principali

Oscar al miglior attore protagonista 1960

Oscar alla miglior regia 1960

Golden Globe alla miglior regia 1960

Anno

Paese

Usa

Generi

Durata

212

Formato

Regista

Gerusalemme, ventisei anni dopo la nascita di Gesù Cristo (Claude Heater). Il ricco principe giudeo Ben-Hur (Charlton Heston), pur di non tradire la sua gente, entra apertamente in conflitto con l'amico Messala (Stephen Boyd), comandante delle legioni al soldo dei romani. Messala lo fa imprigionare insieme alla madre (Martha Scott) e alla sorella (Cathy O'Donnell), da cui l'uomo è in seguito separato. Condannato a essere uno schiavo, negli anni a venire incontra Gesù, giunge a Roma, e torna a Gerusalemme per sfidare Messala e riabbracciare le due donne di famiglia, che guariranno dalla lebbra dopo avere assistito alla morte del Nazareno.

Scintillante kolossal realizzato per salvare la MGM dalla bancarotta, Ben-Hur, tratto dal romanzo (1880) del generale Lew Wallace (che aveva già ispirato Fred Niblo per la sua pellicola omonima del 1925), è uno dei film più famosi della storia del cinema. Il merito va sicuramente a William Wyler, che eredita la lezione tonitruante dai biblici Dieci comandamenti realizzati ben due volte (nel 1923 e nel 1956) da Cecil B. DeMille, e la coniuga a un interessante lavoro sulla costruzione del personaggio principale. Judah Ben-Hur (un eccezionale Charlton Heston, già Mosè per DeMille) incarna la tragedia dell'uomo moderno, al cinema come nella vita: i suoi conflitti si prestano da un lato alla riflessione e alla considerazione dell'emotività, dall'altro all'azione più movimentata e dinamica. La spettacolarità è un biglietto da visita fondamentale, che Wyler gestisce alla perfezione (splendida la celeberrima corsa delle quadrighe), aiutato da una produzione titanica e da un'ispirazione miracolosa, in cui alle ragioni della produzione corrispondono quelle spirituali ed evasive di un enorme e fluviale (212 minuti!) affresco di religiosa – in ogni senso – intensità. Indubbiamente prolisso, ma ugualmente godibile dall'inizio alla fine. Scritto da Karl Tunberg, Gore Vidal (che avrebbe voluto tinteggiare di queer il rapporto tra il protagonista e Messala), Christopher Fry, Maxwell Anderson e S.N. Behrman: solo Tunberg, però, è stato accreditato. 11 Oscar: film, regia, attore (Heston), attore non protagonista (Hugh Griffith), fotografia (Robert Surtees), scenografia (Horning, Carfagno e Hunt), montaggio (di Winters e Dunning), costumi (Elizabeth Haffenden), sonoro (Franklin Milton), effetti speciali (Gillespie, MacDonald, Lory) e colonna sonora (Miklós Rózsa).
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