Snaporaz (Marcello Mastroianni), vecchio donnaiolo per nulla ammansito con l'avanzare dell'età, s'imbatte su un treno in una signora molto sensuale e decide di seguirla, prima in bagno per consumare un furtivo rapporto sessuale e poi all'esterno. Un pedinamento che lo condurrà dentro un viaggio lussureggiante e onirico nel mondo femminile.

Marcello Mastroianni torna a essere, in forma diretta e non mediata, l'alter-ego di Federico Fellini. E il film è un'immersione selvaggia in un regno di donne visto come groviglio caotico e convulso di impulsi e presenze tanto seducenti quanto sfuggenti. Fellini trasferisce nel film tutte le sue personali idiosincrasie in merito al gentil sesso, e il risultato è un tripudio in cui si respira in modo quasi fisico l'ambivalenza assai ambigua di una femminilità che è al contempo diletto gioioso ma anche mistero temibile. La chiave di volta è tutta nella scena iniziale, isolata come un sogno: l'ingresso nelle cabina e le effusioni sono uno dei vertici erotici più lampanti di tutto il cinema felliniano. Questo è uno dei suoi film più sensoriali e al contempo perversamente analitici, nonché uno dei più sboccati. La fertile “volgarità” di Fellini, presenza sotterranea in tutto il suo cinema, è qui liberata senza inibizioni. Con il rischio di diventare ripetitiva. Alcuni dei manifesti furono disegnati dal fumettista Andrea Pazienza.


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