I coltelli del vendicatore
Durata
85
Formato
Regista
Mentre Harald (Giacomo Rossi Stuart), re di una tribù vichinga, è lontano per una guerra, il perfido rivale Hagen (Fausto Tozzi) aspira al potere minacciandone la moglie Karin (Elissa Pichelli) e il figlio Moki (Luciano Pollentin). A difesa di questi ultimi, si erge un misterioso e solitario guerriero di nome Rurik (Cameron Mitchell).
Mario Bava si allontana temporaneamente dal genere thriller/horror per realizzare un secondo film avventuroso a tema vichingo dopo Gli invasori (1961). Dall'intreccio e dalle ambientazioni più simili a un western di vendetta che a un'epica nordica, I coltelli del vendicatore appare sufficientemente curato dal punto di vista estetico, con alcuni suggestivi scenari e un'apprezzabile ricostruzione scenografica; ma una trama banale, fatta di scontri e tradimenti, e una strega profetica che strizza l'occhio alle divinatrici del Macbeth di William Shakespeare non sono sufficienti a stimolare l'interesse per un'avventura dall'azione impacciata e dalla recitazione altrettanto discutibile. Pellicola di genere, senza grosse velleità se non quella di intrattenimento. Prima e unica esperienza sul grande schermo sia per il giovane Luciano Pollentin che per Elissa Pichelli. Sceneggiato dal regista (sotto lo pseudonimo di John Hold) con Alberto Liberati e Giorgio Simonelli; colonna sonora di Marcello Giombini.
Mario Bava si allontana temporaneamente dal genere thriller/horror per realizzare un secondo film avventuroso a tema vichingo dopo Gli invasori (1961). Dall'intreccio e dalle ambientazioni più simili a un western di vendetta che a un'epica nordica, I coltelli del vendicatore appare sufficientemente curato dal punto di vista estetico, con alcuni suggestivi scenari e un'apprezzabile ricostruzione scenografica; ma una trama banale, fatta di scontri e tradimenti, e una strega profetica che strizza l'occhio alle divinatrici del Macbeth di William Shakespeare non sono sufficienti a stimolare l'interesse per un'avventura dall'azione impacciata e dalla recitazione altrettanto discutibile. Pellicola di genere, senza grosse velleità se non quella di intrattenimento. Prima e unica esperienza sul grande schermo sia per il giovane Luciano Pollentin che per Elissa Pichelli. Sceneggiato dal regista (sotto lo pseudonimo di John Hold) con Alberto Liberati e Giorgio Simonelli; colonna sonora di Marcello Giombini.