Terrore nello spazio
Durata
88
Formato
Regista
Gli equipaggi della Galliot e dell'Argos, astronavi in viaggio nello spazio profondo, vengono attirati da un segnale di soccorso proveniente da un pianeta ostile e desolato chiamato Aura. Una volta atterrati, episodi di violenza inspiegabili ed eventi orribilmente funesti saranno i presagi di una tragedia imminente, con manifestazioni di una forza aliena impalpabile e minacciosa.
L'unico tassello fantascientifico nella filmografia di Mario Bava è un'apprezzabile commistione tra estetica piacevolmente (e ingenuamente) vintage e tematiche più strettamente horror (vampirismo e possessione, declinati in chiave moderna). Il regista si conferma abilissimo artigiano cinematografico, capace di scenografie suggestive grazie a diverse gradazioni di tenebre, colori accesi ed effettistica elementare: una claustrofobica ambientazione planetaria, dall'aspetto nebbioso e cimiteriale, dove i corpi degli astronauti risorgono da glaciali sepolcri d'acciaio e rompono una placenta di fredda plastica per rinascere in forma deviata e mostruosa. Bava non riesce però ad approfondire adeguatamente né il tema del dualismo tra Bene e Male, insito nella natura distruttiva dell'essere umano, né l'elemento dell'entità parassitaria metafora dell'avidità sfruttatrice, privilegiando invece il puro intrattenimento spettacolare. I costumi e gli interni delle astronavi, moderni per l'epoca e kitsch agli occhi dello spettatore attuale, non mettono comunque in secondo piano la capacità di filtrare un soggetto tipico della sci-Fi classica, quello della forma aliena ostile e invasiva, con uno sguardo personale e suggestivo. Da un racconto (One Night of 21 Hours) di Renato Pestriniero; musiche di Gino Marinuzzi Jr. Distribuito per l'estero con il titolo di Planet of the Vampires.
L'unico tassello fantascientifico nella filmografia di Mario Bava è un'apprezzabile commistione tra estetica piacevolmente (e ingenuamente) vintage e tematiche più strettamente horror (vampirismo e possessione, declinati in chiave moderna). Il regista si conferma abilissimo artigiano cinematografico, capace di scenografie suggestive grazie a diverse gradazioni di tenebre, colori accesi ed effettistica elementare: una claustrofobica ambientazione planetaria, dall'aspetto nebbioso e cimiteriale, dove i corpi degli astronauti risorgono da glaciali sepolcri d'acciaio e rompono una placenta di fredda plastica per rinascere in forma deviata e mostruosa. Bava non riesce però ad approfondire adeguatamente né il tema del dualismo tra Bene e Male, insito nella natura distruttiva dell'essere umano, né l'elemento dell'entità parassitaria metafora dell'avidità sfruttatrice, privilegiando invece il puro intrattenimento spettacolare. I costumi e gli interni delle astronavi, moderni per l'epoca e kitsch agli occhi dello spettatore attuale, non mettono comunque in secondo piano la capacità di filtrare un soggetto tipico della sci-Fi classica, quello della forma aliena ostile e invasiva, con uno sguardo personale e suggestivo. Da un racconto (One Night of 21 Hours) di Renato Pestriniero; musiche di Gino Marinuzzi Jr. Distribuito per l'estero con il titolo di Planet of the Vampires.