Strasburgo, 1800. Un tenente dell'esercito napoleonico, Gabriel Féraud (Harvey Keitel) ferisce gravemente in duello il nipote del sindaco della città. Il tenente Armand d'Hubert (Keith Carradine) viene incaricato di notificare al collega gli arresti domiciliari. Per futili motivi, D'Hubert, mentre adempie al proprio compito, fa perdere le staffe a Féraud, il quale, furibondo, sfida il parigrado a duello.

Notevolissimo esordio cinematografico di Ridley Scott, all'epoca apprezzato regista di spot televisivi, I duellanti, tratto da un racconto di Joseph Conrad, teorizza la poetica dell'autore britannico basata su un'idea di messa in scena fortemente espressiva in cui la forma si fa narrazione. Il duello reiterato all'infinito tra D'Hubert e Feraud perde progressivamente qualsiasi barlume di raziocinio, evidenziando sia la folle ossessione che attanaglia entrambi i protagonisti sia la ferocia di un odio tanto profondo quanto insensato che finisce per disumanizzarli: i corpi dei due protagonisti si trasformano, infatti, di duello in duello in fasci di luce impazziti, due figure indeterminate (riprese rigorosamente in controluce) che si scontrano violentemente in una danza macabra e irrazionale da cui nessuno può uscire vincitore. Scott ha dichiarato di essersi ispirato principalmente a Barry Lyndon (1975) di Stanley Kubrick per la fotografia “pittorica” del film. Premio per la miglior opera prima a Cannes.


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