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Gli inesorabili
The Unforgiven
Durata
125
Formato
Regista
La tranquillità della famiglia Zachary viene distrutta dalla rivelazione del vecchio squilibrato Abe (Joseph Wiseman) secondo cui la figlia adottiva Rachel (Audrey Hepburn) è in realtà un'indiana Kiowa. La ragazza viene ostracizzata dalla comunità e reclamata dalla sua tribù, ma gli Zachary, guidati dal figlio maggiore Ben (Burt Lancaster), non hanno intenzione di lasciarla andare.
Curiosamente, uno dei registi più rappresentativi del cinema americano come John Huston girò solamente due western. Il primo (l'altro è L'uomo dai sette capestri, 1972) è un'opera anomala e speculare a Sentieri selvaggi di John Ford (1956): tratto come quello da un romanzo di Alan Le May, racconta una vicenda simile riprendendone molti spunti visivi e iconografici. La psicologia domina sull'azione, si sfuma il confine tra buoni e cattivi e il racconto di frontiera si contamina con dosi abbondanti di mélo. Il ritratto del West secondo Huston è forse imperfetto e troppo altalenante, ma svela un'amara verità sulla storia del suo Paese (e non sarà un caso che il titolo originale è lo stesso del pessimista Gli spietati di Clint Eastwood, 1992): la società americana si fonda essenzialmente sulla violenza e sull'autoconservazione, anche a discapito del “diverso”.
Curiosamente, uno dei registi più rappresentativi del cinema americano come John Huston girò solamente due western. Il primo (l'altro è L'uomo dai sette capestri, 1972) è un'opera anomala e speculare a Sentieri selvaggi di John Ford (1956): tratto come quello da un romanzo di Alan Le May, racconta una vicenda simile riprendendone molti spunti visivi e iconografici. La psicologia domina sull'azione, si sfuma il confine tra buoni e cattivi e il racconto di frontiera si contamina con dosi abbondanti di mélo. Il ritratto del West secondo Huston è forse imperfetto e troppo altalenante, ma svela un'amara verità sulla storia del suo Paese (e non sarà un caso che il titolo originale è lo stesso del pessimista Gli spietati di Clint Eastwood, 1992): la società americana si fonda essenzialmente sulla violenza e sull'autoconservazione, anche a discapito del “diverso”.
