L'immigrato italiano Eddie Carbone (Raf Vallone) e la moglie hanno allevato una nipote orfana (Carol Lawrence), verso la quale l'uomo nutre sentimenti ambigui. Quando il clandestino Rodolfo (Jean Sorel) manifesta l'intenzione di sposarla, Eddie lo denuncia alle autorità innescando una spirale tragica.

Per la trasposizione dell'omonimo dramma teatrale (1955) di Arthur Miller, Lumet decide di sbarcare in Francia, girando in interni (salvo alcune sequenze ambientate per le strade di New York) con attori di tre lingue diverse. L'adattamento è molto fedele, escluso il finale (in cui prevale qualche variazione) che mantiene comunque intatto l'originario tono tragico. Nel particolare microcosmo composto dagli immigrati negli States, Lumet riflette sui rapporti – costanti del suo cinema – tra individuo e comunità, qui in particolare giocato intorno al perno del senso dell'onore. Ma nonostante la sentita interpretazione di Vallone (premiato con il David di Donatello come miglior attore protagonista), Uno sguardo dal ponte è un progetto quasi fallimentare. Somiglia a un compitino ben eseguito, ma a cui manca l'anima. Nonostante i temi forti, nonostante gli eventi tragici e alcuni grandi nomi nel cast, è infatti una storia che non coinvolge.
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