L'estate di Kikujiro
KikujirÅ no natsu
Durata
121
Formato
Regista
Il piccolo Masao (Yusuke Sekiguchi), senza padre e abbandonato dalla madre in tenera età, vive a Tokyo con la nonna. Intenzionato a ritrovare la donna che gli ha dato la vita, un giorno d'estate si incammina alla sua ricerca, armato solo di pochi soldi e di uno zainetto: fermato da alcuni ragazzi decisi a derubarlo, il bambino viene salvato da Kikujiro (Takeshi Kitano), un ex affiliato della yakuza ormai alcolizzato, il quale deciderà poi di accompagnarlo nel suo viaggio.
In apparenza, L'estate di Kikujiro potrebbe risultare una pellicola distante dalle corde abituali di Takeshi Kitano: forse perché scanzonata, ottimista e decisamente più parlata rispetto ai lungometraggi che l'avevano reso popolare negli anni precedenti, come Il silenzio sul mare (1991) o Hana-Bi (1997). Eppure, a guardare più in profondità, lo stile di Kitano è riconoscibile: dall'attenzione cromatica per le inquadrature, fino all'eccentricità sgangherata del personaggio che interpreta, passando per l'attenzione nei confronti dei sentimenti umani. Poco equilibrata nei vari registri messi in scena (dal film sentimentale al comico-grottesco), L'estate di Kikujiro è una pellicola che può anche emozionare per la sua assenza di retorica e per i risvolti surreali, ma manca una continuità nel corso di una visione che vive più di sprazzi che di un disegno d'insieme totalmente compiuto. Kitano ha buone trovate e le gag (per buona parte) funzionano, ma in questo caso al regista manca un po' il dono della sintesi e il suo lavoro rischia in alcuni momenti di girare a vuoto. Notevole, comunque, la parte finale e perfette le musiche del fidato Joe Hisaishi.
In apparenza, L'estate di Kikujiro potrebbe risultare una pellicola distante dalle corde abituali di Takeshi Kitano: forse perché scanzonata, ottimista e decisamente più parlata rispetto ai lungometraggi che l'avevano reso popolare negli anni precedenti, come Il silenzio sul mare (1991) o Hana-Bi (1997). Eppure, a guardare più in profondità, lo stile di Kitano è riconoscibile: dall'attenzione cromatica per le inquadrature, fino all'eccentricità sgangherata del personaggio che interpreta, passando per l'attenzione nei confronti dei sentimenti umani. Poco equilibrata nei vari registri messi in scena (dal film sentimentale al comico-grottesco), L'estate di Kikujiro è una pellicola che può anche emozionare per la sua assenza di retorica e per i risvolti surreali, ma manca una continuità nel corso di una visione che vive più di sprazzi che di un disegno d'insieme totalmente compiuto. Kitano ha buone trovate e le gag (per buona parte) funzionano, ma in questo caso al regista manca un po' il dono della sintesi e il suo lavoro rischia in alcuni momenti di girare a vuoto. Notevole, comunque, la parte finale e perfette le musiche del fidato Joe Hisaishi.