Il gioco del falco

Chris (Timothy Hutton), ex seminarista, finisce a lavorare per un'azienda che costruisce satelliti spia per la CIA. Sono i mesi del Watergate e il giovane idealista assiste dall'interno alla politica estera, interventista e imperialista, del suo governo: scandalizzato, deciderà di vendere i suoi segreti ai russi, chiedendo aiuto all'amico Daulton (Sean Penn) e rimanendo invischiato in un gioco troppo grande per lui.

Una storia vera, raccontata nel libro di Robert Lindsey A True Story of Friendship and Espionage. Le paranoie e i sensi di colpa dell'America nixoniana, i dispositivi di genere della spy story, l'amicizia stretta tra due personaggi che più diversi non si potrebbero immaginare, la voce data alla solitamente “silenziosa” controparte sovietica: tutti elementi di grande interesse, ma la cui miscela finisce con il restare in superficie. Del film si ricorda soprattutto un giovane Sean Penn in uno dei suoi ruoli sopra le righe, tra il paranoide e il freak, quasi una preparazione del terrificante avvocato di Carlito's Way (1993) di Brian De Palma; il resto è qualunquista, tra cronaca ordinaria ed elogio dei perdenti, senza sussulti o momenti memorabili. Adattato da Steven Zaillian; fotografia di Allen Daviau.