
Darling
Darling
Premi Principali

Oscar alla miglior attrice protagonista 1966
Durata
128
Formato
Regista
La vita di Diana Scott (Julie Christie): il matrimonio, l'amore per un giornalista della Bbc (Dirk Bogarde), la convivenza, i tradimenti finalizzati all'avanzamento della sua carriera di modella e attrice. Arriverà a sposare un principe italiano (José Luis de Vilallonga) solo per scoprire che la felicità è altrove.
Film che indaga l'ascesa sociale al femminile nella Londra degli anni Sessanta, capitale di una rivoluzione culturale in cui l'immagine diventa centrale. Dalla prima sequenza, Darling è la scomposizione e la vivisezione della protagonista come corpo, ambizione, sentimento. C'è un sottile e costante slittamento tra la voce off di Diana (soluzione che via via dirada la presenza nel corso del film) e ciò che invece il regista mostra della sua vita: una narrazione pacificata, la favola di una ragazza qualunque diventata “donna ideale” dei rotocalchi, che fa a pugni con l'incapacità di accontentarsi e riconoscere i momenti felici, l'egoismo, l'instabilità emotiva. Un personaggio, quello della Christie, non immune nella scrittura da un certo fastidioso moralismo di fondo, ma comunque vivissimo. John Schlesinger firma una regia in cui gli echi di Godard o Antonioni sono palesi, ma in cui i gesti di rottura sono trattenuti: conseguentemente, lo stile resta di gran lunga meno incisivo. Cinque nomination agli Oscar e tre statuette: miglior attrice (Julie Christie), sceneggiatura originale (Frederic Raphael), costumi.
Film che indaga l'ascesa sociale al femminile nella Londra degli anni Sessanta, capitale di una rivoluzione culturale in cui l'immagine diventa centrale. Dalla prima sequenza, Darling è la scomposizione e la vivisezione della protagonista come corpo, ambizione, sentimento. C'è un sottile e costante slittamento tra la voce off di Diana (soluzione che via via dirada la presenza nel corso del film) e ciò che invece il regista mostra della sua vita: una narrazione pacificata, la favola di una ragazza qualunque diventata “donna ideale” dei rotocalchi, che fa a pugni con l'incapacità di accontentarsi e riconoscere i momenti felici, l'egoismo, l'instabilità emotiva. Un personaggio, quello della Christie, non immune nella scrittura da un certo fastidioso moralismo di fondo, ma comunque vivissimo. John Schlesinger firma una regia in cui gli echi di Godard o Antonioni sono palesi, ma in cui i gesti di rottura sono trattenuti: conseguentemente, lo stile resta di gran lunga meno incisivo. Cinque nomination agli Oscar e tre statuette: miglior attrice (Julie Christie), sceneggiatura originale (Frederic Raphael), costumi.