L'impareggiabile Godfrey
My Man Godfrey
Durata
94
Formato
Regista
Godfrey (William Powell), di famiglia nobile ma costretto a vivere sotto i ponti per via della crisi economica, viene chiamato a lavorare come maggiordomo per la famiglia Bullock. Qui, con sorpresa di tutti, risolverà innumerevoli problemi, salvando gli affari del padrone di casa (Eugene Pallette) dalla bancarotta, e si innamorerà della figlia Irene (Carole Lombard)
Tratto da un romanzo di Eric Hatch (anche autore dello script con Morrie Ryskind), L'impareggiabile Godfrey si rivela un'opera perfettamente equilibrata, capace di emozionare per la drammaticità delle vite raccontate, senza però mai sfociare nella retorica o nel patetismo, anzi, cercando di condurre la narrazione sui binari più velati e ironici della commedia sentimentale. Gregory La Cava è bravissimo nel tratteggiare il tutto con leggerezza memorabile e un tatto di rara sensibilità, riuscendo a restituire uno spaccato sociale notevole (forti le critiche alla differenza abissale tra ricchi e poveri, soprattutto nel dilagare della crisi economica) e al contempo personaggi ben delineati e approfonditi (supportati da un cast in gran forma). Anche se lievemente sbrigativo sul finale e troppo frettoloso nell'analizzare il processo di rinascita di Godfrey, rimane un film degno di attenzione e di pregevole fattura. Candidato a sei premi Oscar (attore e attrice protagonisti e non, regia e sceneggiatura). Nel 1957 venne realizzato un remake omonimo, diretto da Heny Koster, con David Niven e June Allyson.
Tratto da un romanzo di Eric Hatch (anche autore dello script con Morrie Ryskind), L'impareggiabile Godfrey si rivela un'opera perfettamente equilibrata, capace di emozionare per la drammaticità delle vite raccontate, senza però mai sfociare nella retorica o nel patetismo, anzi, cercando di condurre la narrazione sui binari più velati e ironici della commedia sentimentale. Gregory La Cava è bravissimo nel tratteggiare il tutto con leggerezza memorabile e un tatto di rara sensibilità, riuscendo a restituire uno spaccato sociale notevole (forti le critiche alla differenza abissale tra ricchi e poveri, soprattutto nel dilagare della crisi economica) e al contempo personaggi ben delineati e approfonditi (supportati da un cast in gran forma). Anche se lievemente sbrigativo sul finale e troppo frettoloso nell'analizzare il processo di rinascita di Godfrey, rimane un film degno di attenzione e di pregevole fattura. Candidato a sei premi Oscar (attore e attrice protagonisti e non, regia e sceneggiatura). Nel 1957 venne realizzato un remake omonimo, diretto da Heny Koster, con David Niven e June Allyson.