Gli ultimi, travagliati, anni di vita di Giordano Bruno (Gian Maria Volonté), filosofo nolano processato e condannato per eresia dal tribunale dell'Inquisizione cattolica. Fu arso vivo in piazza Campo de' Fiori, a Roma, nel 1600, dove ancora oggi svetta una statua in bronzo che lo ricorda.

Dopo Gott Mit Uns(1969) e Sacco e Vanzetti (1971), Montaldo continua a raccontare il Potere come entità predatoria e insiste nel pescare a piene mani da episodi storici di una certa rilevanza. Il suo sguardo stavolta si sofferma sul potere religioso, vale a dire quello cattolico del tempo, che all'alba del XXVII secolo condannò Bruno per le sue idee e lo rese un martire il cui agire verrà ricordato a futura memoria. Un film curato e di buon pregio visivo, nel quale appare prezioso, in particolare, il contrasto tra gli ambienti religiosi chiusi e la luce calda disegnata da Vittorio Storaro. Volonté è dalle parti delle vette della sua carriera e ribadisce la statura di un attore da cui ci si poteva attendere in ogni caso sempre e soltanto il meglio. Peccato che la notevole estetica (formalmente è tra i migliori lavori di Montaldo), non sia adeguatamente supportata dalla struttura narrativa, poco eccelsa, e da una serie di dialoghi, didascalici e fin scolastici, che limitano la riuscita complessiva dell'opera.
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