Berlino, fine anni Trenta. La moglie (Gudrun Landgrebe) di un funzionario ministeriale (Kevin McNally) coinvolge quest’ultimo in un gioco erotico a tre con una giovane giapponese (Mio Takaki) incontrata per caso. Le conseguenze saranno a dir poco funeste. 

Patinato dramma dell’erotismo diretto da una Liliana Cavani in discreta forma. L’autrice dirige un film simile – per contenuti e contesti – al suo titolo più discusso, Il portiere di notte (1974). Qui, in ogni caso, mancano la morbosità congenita, la fascinazione perversa, la tortura mentale; restano raffinati giochi erotici, attori stucchevoli, un tragico finale e la Germania nazista alle spalle. Per chi si accontenta, può anche bastare. Sceneggiato dalla regista con Roberta Mazzoni, da un romanzo di Jun'ichiro Tanizaki; musiche di Pino Donaggio, fotografia di Dante Spinotti. Presentato in concorso al Festival di Berlino.

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