Serbis
Serbis
Durata
90
Formato
Regista
All'interno di un edificio che sembra una palazzina, ma che assomiglia anche a un ristorante (o, forse, a un bordello) vive la famiglia Pineda. Si tratta in verità di una sala cinematografica nel centro della città filippina di Angeles, dove si proiettano perlopiù vecchi film erotici degli anni '70. A gestire il tutto c'è la matriarca Nanay Flor (Gina Pareño) assieme alla figlia Nayda (Jaclyn Jose), mentre i nipoti Alan (Coco Martin) e Ronald (Kristoffer King) sono rispettivamente cartellonista e proiezionista.
I film di Brillante Mendoza iniziano in medias res, in un punto qualsiasi di una giornata qualsiasi dei personaggi. È uno dei punti fermi del modus operandi del regista filippino: lo sguardo stretto, intimo e riservato su un piccolo evento non condiviso, per poi allargare la visuale verso il mondo. C'è qualcosa in Serbis che al contempo ci spaventa e ci rassicura: la macchina da presa segue i protagonisti senza alcun rigore, soffermandosi spesso su particolari inutili e superflui. Nella totale mancanza di un centro narrativo l'autore insegue la sua precisa cifra formale, croce e delizia di una “etica dello sguardo” potentemente esibita. La ricercata assenza di professionalità, però, stavolta funziona meno che in altre occasioni, lasciando la sensazione di una provocazione fine a se stessa parente fin troppo prossima di un voyeurismo a caccia di facili scandali. Più che a una visione incontaminata del reale, Serbis tende così inevitabilmente alla pornografia di stile e contenuto. Primo film filippino in gara al Festival di Cannes (2008), dopo This is My Country di Lino Brocka, in competizione nel 1984. Premio per la miglior attrice non protagonista a Gina Pareño agli Asian Film Awards (2008).
I film di Brillante Mendoza iniziano in medias res, in un punto qualsiasi di una giornata qualsiasi dei personaggi. È uno dei punti fermi del modus operandi del regista filippino: lo sguardo stretto, intimo e riservato su un piccolo evento non condiviso, per poi allargare la visuale verso il mondo. C'è qualcosa in Serbis che al contempo ci spaventa e ci rassicura: la macchina da presa segue i protagonisti senza alcun rigore, soffermandosi spesso su particolari inutili e superflui. Nella totale mancanza di un centro narrativo l'autore insegue la sua precisa cifra formale, croce e delizia di una “etica dello sguardo” potentemente esibita. La ricercata assenza di professionalità, però, stavolta funziona meno che in altre occasioni, lasciando la sensazione di una provocazione fine a se stessa parente fin troppo prossima di un voyeurismo a caccia di facili scandali. Più che a una visione incontaminata del reale, Serbis tende così inevitabilmente alla pornografia di stile e contenuto. Primo film filippino in gara al Festival di Cannes (2008), dopo This is My Country di Lino Brocka, in competizione nel 1984. Premio per la miglior attrice non protagonista a Gina Pareño agli Asian Film Awards (2008).