A Genova, un variegato e strambo gruppo di marinai si ritrova per diversi motivi a dover condurre un mercantile pieno di vino in Sicilia. Il viaggio non sarà una passeggiata, tra arresti e terribili tempeste, ma saranno un vecchio lupo di mare (Odoardo Spadaro) e un tipo poco raccomandabile (Jean-Paul Belmondo) a prendere il controllo dell'imbarcazione.

Subito dopo Il brigante (1961), film drammatico ambientato in Sicilia nonché uno dei migliori titoli della sua carriera, Renato Castellani firma Mare matto, un'opera decisamente agli antipodi rispetto alla precedente. La pellicola è una commedia priva di mire artistiche, ambientata in gran parte nel Nord Italia e, soprattutto, priva di pregni degni di nota. Se non fosse per la bravura degli interpreti, sarebbe un titolo da condannare senza appello all'oblio: la narrazione si snoda in maniera disorientata e frammentaria, senza seguire precise coordinate e dando luogo a una parabola involuta e confusionaria, che scivola via senza lasciare traccia. Il motivo è presto detto: il progetto voleva essere un esperimento di film al di fuori e al di là delle convenzioni cinematografiche e sociali, un'opera ribelle e del tutto libera. Ma tale traguardo rimase confinato alle intenzioni. Solo successivamente infatti, in fase di montaggio, il produttore ostacolò il volere del regista e provò a montare le bobine dando loro uno scheletro e un impianto più canonici, che però finirono col rendere il film un'operazione debole e trascurabile da quasi tutti i punti di vista.
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