Duelle
Duelle (une quarantaine)
Durata
121
Formato
Regista
Christie è scomparso e di lui non sembra esserci più traccia, ma alcune delle donne con cui era solito intrattenersi, in verità piuttosto prive di scrupoli, sono bramose di ritrovarlo, soprattutto per mettere le mani su una pietra preziosa che Christie ha con sé e che possiede poteri a dir poco incredibili.
Ideale secondo capitolo di una quadrilogia di cui fanno parte altri film di Rivette (Céline e Julie vanno in barca del 1974, Noroît del 1976 e Storia di Marie e Julien del 2003), Duelle rappresenta una delle divagazioni magiche, stralunate e un po' sregolate di uno dei padri della Nouvelle Vague, giocata interamente sull'atmosfera e sul mistero, sui vuoti di senso e sulle sconnessioni delle trama, nelle quali è lo spettatore per primo a dover mettere ordine e a doversi orientare senza lasciarsi tramortire troppo dai toni eccentrici e incantati del film. Un'opera che però non convince mai appieno proprio per la sua dimensione irreale e per il tono svagato e compiaciuto con cui il regista ne asseconda le sfasature, facendo pendere l'ago della bilancia più a favore della pretestuosità che in direzione della fascinazione immaginifica, che pure c'è e, nonostante non convinca appieno, non può certo essere considerato un aspetto marginale o secondario. Presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del 29º Festival di Cannes.
Ideale secondo capitolo di una quadrilogia di cui fanno parte altri film di Rivette (Céline e Julie vanno in barca del 1974, Noroît del 1976 e Storia di Marie e Julien del 2003), Duelle rappresenta una delle divagazioni magiche, stralunate e un po' sregolate di uno dei padri della Nouvelle Vague, giocata interamente sull'atmosfera e sul mistero, sui vuoti di senso e sulle sconnessioni delle trama, nelle quali è lo spettatore per primo a dover mettere ordine e a doversi orientare senza lasciarsi tramortire troppo dai toni eccentrici e incantati del film. Un'opera che però non convince mai appieno proprio per la sua dimensione irreale e per il tono svagato e compiaciuto con cui il regista ne asseconda le sfasature, facendo pendere l'ago della bilancia più a favore della pretestuosità che in direzione della fascinazione immaginifica, che pure c'è e, nonostante non convinca appieno, non può certo essere considerato un aspetto marginale o secondario. Presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del 29º Festival di Cannes.