8 milioni di modi per morire
8 Millions Ways to Die
Durata
115
Formato
Regista
Un poliziotto congedato dalla sezione narcotici di Los Angeles (Jeff Bridges), ex alcolista che si è ormai definitivamente lasciato alle spalle i fantasmi del suo passato, viene a stretto contatto con un giro di eroina e prostituzione.
Un film decisamente interdetto, il cui risultato non corrisponde alla forza e alla spavalderia della scrittura, come se qualcosa si fosse inceppato o non avesse funzionato a dovere in corso d'opera. Il tutto, insomma, è decisamente inferiore alla somma delle sue parti. La penna di Oliver Stone, che firma la sceneggiatura a partire da un romanzo di Lawrence Block, è spietata e robusta, e perfino Hal Ashby, al suo ultimo film, torna a dirigere con gustosa frenesia, facendo emergere tutta quella irresistibile leggerezza tipica degli anni Ottanta, pur non sapendola sfruttare a dovere. Ashby fu ad ogni modo licenziato prima di finire il film e, a questo elemento tutt'altro che secondario, si deve forse la difficoltà nell'inquadrare le scelte creative del film, come una certa tendenza all'eccesso e al sensazionalismo gratuito. 8 milioni di modi per morire è il testamento, dalle qualità altalenanti, di un regista dalla carriera altrettanto altalenante, che ai successi degli anni Settanta (Harold e Maude del 1971 o Oltre il giardino del 1979) ha affiancato i numerosi fiaschi degli anni Ottanta.
Un film decisamente interdetto, il cui risultato non corrisponde alla forza e alla spavalderia della scrittura, come se qualcosa si fosse inceppato o non avesse funzionato a dovere in corso d'opera. Il tutto, insomma, è decisamente inferiore alla somma delle sue parti. La penna di Oliver Stone, che firma la sceneggiatura a partire da un romanzo di Lawrence Block, è spietata e robusta, e perfino Hal Ashby, al suo ultimo film, torna a dirigere con gustosa frenesia, facendo emergere tutta quella irresistibile leggerezza tipica degli anni Ottanta, pur non sapendola sfruttare a dovere. Ashby fu ad ogni modo licenziato prima di finire il film e, a questo elemento tutt'altro che secondario, si deve forse la difficoltà nell'inquadrare le scelte creative del film, come una certa tendenza all'eccesso e al sensazionalismo gratuito. 8 milioni di modi per morire è il testamento, dalle qualità altalenanti, di un regista dalla carriera altrettanto altalenante, che ai successi degli anni Settanta (Harold e Maude del 1971 o Oltre il giardino del 1979) ha affiancato i numerosi fiaschi degli anni Ottanta.