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L'ultima corvée
The Last Detail
Premi Principali
Premio per il miglior attore al Festival di Cannes 1974
Durata
104
Formato
Regista
Due sott'ufficiali della marina militare degli Usa, Sowawsky (Jack Nicholson) e Mulhall (Otis Young), ricevono l'ordine di scortare in carcere a Portsmouth un marinaio ingenuo e alle prime armi di nome Meadows (Randy Quaid). Il giovane avrà su di loro un impatto positivo, che li spingerà a tentare di fargliela spassare prima della reclusione.
Uno dei film chiave della New Hollywood, che rilegge il road movie e il cameratismo alla luce di una sensibilità nuova e iconoclasta. Prima de L'ultima corvée non si era mai vista una rappresentazione così poco imbellettata del mondo militare a stelle e strisce, lontana da ogni agiografia e respingente con orgoglio e cognizione di causa. I toni sono volutamente sopra le righe, il linguaggio vernacolare e saettante (sull'onda dei dialoghi di Robert Towne orientati volutamente verso il basso), il vitalismo incontenibile. Tra una zingarata, un treno e un bordello, i tre protagonisti disegnano i confini di un film anarchico e resistente, che porta con sé, scena dopo scena, l'ansia di rivalsa sociale dei protagonisti. Un film sull'irruzione della realtà, cruda e non mediata, nelle istituzioni che si vorrebbero sempre immaginare come asettiche e ripulite. Anche la solidarietà verso il prossimo non ha valenza catartica, ma si ferma al puro godimento, all'istante, all'assenza di un domani e di una qualsivoglia speranza. Premi un po' ovunque per Jack Nicholson, compresa la Palma d'oro per la miglior interpretazione maschile a Cannes nel 1974. Mancò però l'Oscar, probabilmente per la troppa sgradevolezza del film e per il suo anticonformismo radicale.
Uno dei film chiave della New Hollywood, che rilegge il road movie e il cameratismo alla luce di una sensibilità nuova e iconoclasta. Prima de L'ultima corvée non si era mai vista una rappresentazione così poco imbellettata del mondo militare a stelle e strisce, lontana da ogni agiografia e respingente con orgoglio e cognizione di causa. I toni sono volutamente sopra le righe, il linguaggio vernacolare e saettante (sull'onda dei dialoghi di Robert Towne orientati volutamente verso il basso), il vitalismo incontenibile. Tra una zingarata, un treno e un bordello, i tre protagonisti disegnano i confini di un film anarchico e resistente, che porta con sé, scena dopo scena, l'ansia di rivalsa sociale dei protagonisti. Un film sull'irruzione della realtà, cruda e non mediata, nelle istituzioni che si vorrebbero sempre immaginare come asettiche e ripulite. Anche la solidarietà verso il prossimo non ha valenza catartica, ma si ferma al puro godimento, all'istante, all'assenza di un domani e di una qualsivoglia speranza. Premi un po' ovunque per Jack Nicholson, compresa la Palma d'oro per la miglior interpretazione maschile a Cannes nel 1974. Mancò però l'Oscar, probabilmente per la troppa sgradevolezza del film e per il suo anticonformismo radicale.
