Un semplice incidente
Un simple accident
Premi Principali
Palma d'Oro al Festival di Cannes 2025
Durata
105
Formato
Regista
Un gruppetto di cinque persone crede di riconoscere in un uomo l’aguzzino che li ha torturati in passato. Dovranno capire come e quando vendicarsi di lui…
Dopo il potentissimo Gli orsi non esistono (2023) e il successivo periodo in carcere, Jafar Panahi torna al cinema di finzione per dare vita a una notevolissima allegoria sociopolitica che si apre con una sequenza tanto semplice quanto decisiva per lo sviluppo della narrazione: una famiglia come tante si trova in automobile, di notte, quando accidentalmente investe e uccide un cane. È in fondo solo (?) un incidente, ma Panahi inizia subito a parlare dei temi che si svilupperanno successivamente: giustizia, sopraffazione, indifferenza. Il simbolismo è intenso ed è estremamente interessante che questo film vada a mescolare farsa e tragedia in una danza macabra e grottesca, delicatamente politica e capace di riflettere in maniera molto forte sulla situazione iraniana e i giochi di potere. Panahi firma un pamphlet dagli altissimi contenuti senza dimenticare però mai la forma: lo dimostra in primis un memorabile piano-sequenza verso la conclusione, in cui le vittime si troveranno a decidere cosa fare del loro presunto aguzzino. Il film riesce a crescere ancora in un finale di grande forza metaforica, aperto e chiuso allo stesso tempo, astratto eppure concretissimo. Tutti i personaggi in scena sono costruiti con efficacia e quello che colpisce è l’umanità con cui Panahi li va a rappresentare, soprattutto nel momento in cui la moglie del presunto persecutore deve partorire e saranno loro ad aiutarla in un momento tanto delicato. Nonostante tutto. Film realizzato naturalmente senza alcuna autorizzazione, A Simple Accident è l’ennesimo tassello di un mosaico sempre più importante e decisivo nel cinema contemporaneo, capace di far riflettere e di ricordarci quanto la Settima arte possa essere una delle risposte alle domande su come vadano contrastati i regimi autoritari. Presentato in concorso al Festival di Cannes dove ha vinto una meritatissima Palma d'oro.