Gli orsi non esistono

No Bears

Anno

Paese

Durata

106

Formato

Regista

Jafar Panahi si trova in un villaggio al confine con la Turchia, mentre da remoto segue la lavorazione di una pellicola che la sua troupe sta girando a Teheran. La convivenza con gli abitanti del luogo, però, non sarà semplice.

Aperto da un grande incipit, No Bears parla subito di due elementi tanto cari a Panahi: il metacinema e l’isolamento. Il regista si trova a guardare in diretta sul suo portatile una sequenza che stanno girando i suoi assistenti, mentre si trova in una stanza lontana, come se da lì non potesse uscire. Va sempre ricordato che nel 2010 a Panahi era stato vietato di realizzare nuovi film, di viaggiare e di rilasciare interviste sia in Iran che all’estero per vent’anni con l’accusa di “propaganda contro il regime”: da quel momento l’autore ha girato in clandestinità, firmando lungometraggi importanti come This Is Not a Film del 2011 o Taxi Teheran del 2015, con cui ha vinto l’Orso d’oro al Festival di Berlino. No Bears si inscrive pienamente in questo solco in cui il regista è anche il principale protagonista dei suoi lungometraggi, mescolando ancora una volta realtà e finzione, ma arrivando in questo caso a una riflessione politica e metalinguistica ancor più potente che nei suoi lavori precedenti. L’idea di essere al confine proietta subito l’immaginazione verso un’idea di fuga, che si traduce in una potente sequenza notturna in cui il regista decide di tornare indietro, rimanendo in Iran nonostante tutto. Mentre nel villaggio viene accusato di aver fotografato qualcosa che non vuole mostrare, la piccola realtà rurale diventa presto metafora dell’intero Iran, con il regista accusato che sceglie di difendersi lasciando una testimonianza filmata, sottolineando così ancora una volta il valore che l’atto di filmare ha per lui. No Bears è così un atto politico di resistenza, come dimostra anche un finale in cui Panahi decide ancora una volta di fermarsi, di riprendere e di testimoniare, nonostante la prospettiva di fuga fosse ormai tanto prossima. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2022, circa due mesi dopo l’arresto che ha fatto scalpore in tutto il mondo e per il quale il regista dovrà scontare la condanna a sei anni di reclusione.
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