Paradise
Ray
Premi Principali
Leone d’argento per la miglior regia alla Mostra del Cinema di Venezia 2016
Durata
130
Formato
Regista
Le vite di tre personaggi si incrociano sul tragico sfondo della Seconda guerra mondiale: Olga (Yuliya Vysotskaya) è un'aristocratica russa emigrata e ora militante nella Resistenza francese, Jules (Philippe Duquesne) è un collaborazionista franco-nazista, mentre Helmut (Christian Clauss) è un ufficiale di alto rango delle SS.
A due anni di distanza dal precedente The Postman's White Nights (2014), Andrej KonÄalovskij torna dietro la macchina da presa per realizzare un progetto di stampo storico tanto ambizioso quanto rischioso. Il regista, infatti, si propone di raccontare non tanto la crudeltà fisica del conflitto bellico, quanto la violenza psicologica e disarmante di un'ideologia subdola e ammaliante. Attraverso una narrazione frammentata, alternata con delle pseudo interviste in cui i personaggi si raccontano a viso aperto, l'autore russo spalanca le porte dello schermo cinematografico per accogliere il pubblico all'interno del paradiso che dà il titolo al lavoro: uno stridente ma molto efficace ossimoro utilizzato per denominare la Germania nazista. Capace di restituire un quadro collettivo di totale disarmo senza tuttavia dimenticarsi dello strazio psicologico dei singoli che hanno vissuto in prima persona la guerra, Paradise è un film equilibrato e formalmente ineccepibile, che schiva la retorica per chiudersi con un finale indovinato e potentissimo nella sua semplicità. Peccato per una parte centrale troppo ridondante e ripetitiva, ma i momenti di ottimo cinema sono numerosi ed è un film che lascia molto da ripensare al termine della visione. Leone d'argento per la miglior regia alla Mostra di Venezia 2016, ex aequo con La región salvaje di Amat Escalante.
A due anni di distanza dal precedente The Postman's White Nights (2014), Andrej KonÄalovskij torna dietro la macchina da presa per realizzare un progetto di stampo storico tanto ambizioso quanto rischioso. Il regista, infatti, si propone di raccontare non tanto la crudeltà fisica del conflitto bellico, quanto la violenza psicologica e disarmante di un'ideologia subdola e ammaliante. Attraverso una narrazione frammentata, alternata con delle pseudo interviste in cui i personaggi si raccontano a viso aperto, l'autore russo spalanca le porte dello schermo cinematografico per accogliere il pubblico all'interno del paradiso che dà il titolo al lavoro: uno stridente ma molto efficace ossimoro utilizzato per denominare la Germania nazista. Capace di restituire un quadro collettivo di totale disarmo senza tuttavia dimenticarsi dello strazio psicologico dei singoli che hanno vissuto in prima persona la guerra, Paradise è un film equilibrato e formalmente ineccepibile, che schiva la retorica per chiudersi con un finale indovinato e potentissimo nella sua semplicità. Peccato per una parte centrale troppo ridondante e ripetitiva, ma i momenti di ottimo cinema sono numerosi ed è un film che lascia molto da ripensare al termine della visione. Leone d'argento per la miglior regia alla Mostra di Venezia 2016, ex aequo con La región salvaje di Amat Escalante.