Mosca, anni Quaranta. Ivan Sanchin (Tom Hulce), proiezionista devoto alla causa stalinista, si mette al completo servizio del dittatore, che venera come un Dio. A pagarne il prezzo sarà la moglie Anastasia (Lolita Davidovich), ben presto preda delle mire di Berija (Bob Hoskins), capo del Kgb.

Dramma a sfondo storico diretto da Andrej KonÄalovskij (anche sceneggiatore con Anatoli Usov) che, reduce dal divertissement di Tango & Cash (1989), torna a tematiche più impegnative (e impegnate), mettendo in scena le contraddizioni dell'Unione Sovietica e le piccinerie del potere, metaforizzate più dallo sgradevole Berija che dal leader Stalin. Le premesse sono interessanti, il legame tra la degenerazione della coppia protagonista e lo sfacelo di una nazione potenzialmente incisive, ma il film si perde ben presto tra psicologia d'accatto (non certo sostenuta dalle approssimative caratterizzazioni) e una prolissità assai poco stimolante. Il cast, comunque, si dimostra in gran forma, con menzione per il bravo Bob Hoskins. Feodor Chaliapin Jr. è il professor Bartnev. Presentato in concorso al Festival di Berlino.
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