In un sobborgo della periferia parigina, un gruppo di ragazzi è alle prese con la commedia teatrale Il gioco dell'amore e del caso di Marivaux, da inscenare per la recita scolastica di fine anno. Krimo (Osman Elkharraz), un giovane introverso di origine magrebina, si innamora della protagonista femminile della commedia, Lydia (Sara Forestier) e, per potersi avvicinare a lei, cercherà di ottenere la parte di Arlecchino nello spettacolo.

Opera seconda di Abdellatif Kechiche, dopo il poco consistente Tutta colpa di Voltaire (2000). Il regista di origine tunisina alza il tiro e descrive con grande forza lo sfaccettato universo della periferia francese: La schivata è un'intensa riflessione sulla gioventù, sui primi amori, sull'immigrazione e sul ruolo dell'arte come forma di aggregazione sociale. È un autentico e credibile “film di strada”, che aggira con maestria stereotipi e luoghi comuni sul mondo degli immigrati, in favore di una visione coraggiosa e realistica, solida e priva di cali per tutta la durata. Kechiche indaga, attraverso una messinscena intensa e confezionata a dovere, uno scenario vivido e brulicante di animi umani, dove risalta la spontaneità degli interpreti e l'efficacia dei dialoghi. Il titolo fa riferimento a un passo del testo originale di Marivaux, in cui Lisette “schiva” il bacio di Arlecchino: una scelta (di titolo) notevole, così come notevole è l'intera operazione.
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