
I bambini ci guardano
Durata
84
Formato
Regista
Infanzia e dolorosa maturazione del piccolo Pricò (Luciano De Ambrosis), testimone impotente dello sfascio familiare: la madre (Isa Pola) si innamora di un altro uomo (Adriano Rimoldi), il padre (Emilio Cigoli) tenta disperatamente di salvare il matrimonio. Tragedia in agguato.
Primo opera di rilievo nella filmografia di Vittorio De Sica, che adatta (con Cesare Zavattini, Margherita Maglione, Adolfo Franci, Gherardo Gherardi e la collaborazione di Mario Monicelli e Maria Doxelofer, non accreditati) il romanzo Pricò di Cesare Giulio Viola, anch'egli partecipe alla stesura dello script. Una denuncia corrosiva e feroce delle ipocrisie borghesi, i cui rappresentanti sono tratteggiati in chiave volutamente satirica e caricaturale, e una sfida alle convenzioni fasciste, che limitavano tematicamente la messa in scena sul grande schermo: De Sica sceglie l'adulterio come chiave narrativa della vicenda, mostrando i suoi effetti sulla psicologia di bambini indifesi (spesso fulcro della poetica autoriale: basti pensare al celebre Sciuscià, 1946). Come sempre, il regista punta al cuore dello spettatore, scatenando emozioni primarie e archetipiche attraverso uno stile asciutto e lineare, che fa dell'ellissi il mezzo primario dell'evocazione poetica: qualche tendenza al melodramma, soprattutto nei dialoghi, ma il climax di disperazione arriva a regalare una sequenza finale da antologia, tra ombre mortifere e traumi che traghettano verso l'età adulta. Il film che spingerà De Sica a sviscerare completamente le proprie tendenze al neorealismo. Ernesto Calindri è Claudio; camei, non accreditati, per Riccardo Fellini, Marcello Mastroianni e Giovanna Ralli (una bimba ai giardinetti). Musiche di Renzo Rossellini.
Primo opera di rilievo nella filmografia di Vittorio De Sica, che adatta (con Cesare Zavattini, Margherita Maglione, Adolfo Franci, Gherardo Gherardi e la collaborazione di Mario Monicelli e Maria Doxelofer, non accreditati) il romanzo Pricò di Cesare Giulio Viola, anch'egli partecipe alla stesura dello script. Una denuncia corrosiva e feroce delle ipocrisie borghesi, i cui rappresentanti sono tratteggiati in chiave volutamente satirica e caricaturale, e una sfida alle convenzioni fasciste, che limitavano tematicamente la messa in scena sul grande schermo: De Sica sceglie l'adulterio come chiave narrativa della vicenda, mostrando i suoi effetti sulla psicologia di bambini indifesi (spesso fulcro della poetica autoriale: basti pensare al celebre Sciuscià, 1946). Come sempre, il regista punta al cuore dello spettatore, scatenando emozioni primarie e archetipiche attraverso uno stile asciutto e lineare, che fa dell'ellissi il mezzo primario dell'evocazione poetica: qualche tendenza al melodramma, soprattutto nei dialoghi, ma il climax di disperazione arriva a regalare una sequenza finale da antologia, tra ombre mortifere e traumi che traghettano verso l'età adulta. Il film che spingerà De Sica a sviscerare completamente le proprie tendenze al neorealismo. Ernesto Calindri è Claudio; camei, non accreditati, per Riccardo Fellini, Marcello Mastroianni e Giovanna Ralli (una bimba ai giardinetti). Musiche di Renzo Rossellini.