Strisce invisibili
Invisible Stripes
Durata
81
Formato
Regista
Cliff (George Raft) è un ex detenuto intenzionato a cambiare vita. Seguendo i principi dell'onestà, non riesce tuttavia a trovare lavoro a causa della sua fedina penale e, soprattutto, non riesce ad aiutare economicamente suo fratello Tim (William Holden) che vorrebbe sposarsi. Decide perciò di rientrare temporaneamente nel giro, collaborando con il malavitoso Chuck (Humphrey Bogart) per una serie di furti, ma la faccenda si complica non appena Cliff vorrà tornare alla rettitudine.
Lloyd Bacon, regista specializzato in gioiosi e freschi musical (suo ad esempio lo strepitoso Quarantaduesima strada del 1933), ha da sempre alternato produzioni leggere a titoli decisamente più drammatici e cupi (come La riva dei bruti del 1935 o Le cinque schiave del 1937). Strisce invisibili rientra in questa seconda categoria, segnando però una delle tappe più infelici della carriera del regista: Bacon maneggia tutto con superficialità, trascurando l'attenzione per i dettagli o una precisa organizzazione delle scene. La pellicola non entra nemmeno a fondo nelle questioni che solleva (la denuncia contro il pregiudizio nei confronti dei carcerati in libertà, il rapporto tra i due fratelli, la redenzione), sorvolandole o sciogliendole in maniera sbrigativa: l'insieme finisce così per risultare piuttosto scialbo e piatto. Positiva invece la prova degli attori, capaci di interpretare i propri personaggi connotandoli in maniera sicuramente semplicistica ma comunque efficace (in primis George Raft e Humphrey Bogart).
Lloyd Bacon, regista specializzato in gioiosi e freschi musical (suo ad esempio lo strepitoso Quarantaduesima strada del 1933), ha da sempre alternato produzioni leggere a titoli decisamente più drammatici e cupi (come La riva dei bruti del 1935 o Le cinque schiave del 1937). Strisce invisibili rientra in questa seconda categoria, segnando però una delle tappe più infelici della carriera del regista: Bacon maneggia tutto con superficialità, trascurando l'attenzione per i dettagli o una precisa organizzazione delle scene. La pellicola non entra nemmeno a fondo nelle questioni che solleva (la denuncia contro il pregiudizio nei confronti dei carcerati in libertà, il rapporto tra i due fratelli, la redenzione), sorvolandole o sciogliendole in maniera sbrigativa: l'insieme finisce così per risultare piuttosto scialbo e piatto. Positiva invece la prova degli attori, capaci di interpretare i propri personaggi connotandoli in maniera sicuramente semplicistica ma comunque efficace (in primis George Raft e Humphrey Bogart).