Una canta, l'altra no
L'une chante, l'autre pas
Durata
120
Formato
Regista
Pauline, detta Pomme (Valérie Mairesse), è una giovane studentessa dal contesto familiare tradizionale ma supportivo. Suzanne (Thérèse Liotard) è invece una ragazza madre ripudiata dai genitori e che vorrebbe interrompere la sua terza gravidanza. Le due fanno amicizia e restano legate nonostante scelte di vita che le porteranno ad allontanarsi spesso.
«Ho provato a vivere un femminismo gioioso, ma in realtà ero molto arrabbiata». Così Agnès Varda riassume la sua visione (registica e umana) che la spinse a dirigere un film venato di musical e dalla forte impronta politica e che si fa potente e incisivo proprio per questi contrasti. L’autrice fu tra le portavoci del Manifesto delle 343, una coraggiosa dichiarazione di disobbedienza civile che, attraverso la confessione delle firmatarie di aver abortito, lottava per una politica di libera scelta per le donne che non volevano portare a termine una gravidanza. È proprio questa lotta a interessare più di tutte la regista, che costruisce a partire da questo tema spinoso un ritratto vivido e onesto delle due protagoniste. Nonostante il contesto, Varda riesce infatti a non essere mai didascalica, così come non dirige un prodotto impregnato di miope ideologia: la sua presa di posizione è sì chiara e netta, ma la mette in scena con disarmante sincerità. Pomme e Suzanne sono a un tempo arrabbiate e felici, impegnate e incoerenti, acute e naïf. La loro lotta femminista non le idealizza, anzi le mostra in tutte le loro sfaccettature e contraddizioni. Sono donne coraggiose, fallibili e criticabili, cui amicizia sa però colpire a fondo per il suo sviluppo all’apparenza ondivago, ma in definitiva saldissimo e commovente. Il loro contesto familiare, la loro vita sentimentale, il loro carattere e il loro lavoro: vivono tutto agli antipodi, eppure si attraggono inevitabilmente, spinte da una lotta comune che vuole dare un futuro migliore alle generazioni successive, come esplicita il bel finale. Anche i personaggi maschili sono scritti con la stessa attenzione, e Varda nega ed evita qualsiasi manicheismo nella sua rivendicazione femminista. Ottimo pure il lavoro di una regia che costruisce inquadrature splendide ma mai freddamente estetizzanti. Funzionali e divertenti anche le canzoni, scritte da Varda stessa sulla falsariga degli inni hippie. Sua è anche la voce narrante che impreziosisce il racconto e sottolinea la sua profonda partecipazione nei confronti delle tematiche in campo. Il piccolo Zorro e l’adolescente Marie sono interpretati dai figli della regista, Mathieu Demy e Rosalie Varda.