Una donna (Sabine Azéma) non sa darsi pace dopo la morte del marito (Pierre Arditi). Nemmeno una coppia di amici pastori protestanti (André Dussollier e Fanny Ardant) riesce a consolarla. L'unico modo per ricongiungersi a lui sarà, forse, suicidarsi.

Concepito come una “composizione musicale”, che sfrutta le partiture di Hans Werner Henze, è un film in cui Alain Resnais torna ad analizzare con sguardo, allo stesso tempo, cinico e partecipe i rapporti di coppia. Scritta da Jean Gruault (già autore dei copioni dei due precedenti lungometraggi del regista, Mon oncle d'Amérique del 1980 e La vita è un romanzo del 1983) è una pellicola drammatica dover eros e thanatos danzano in un'inestricabile balletto di buono spessore formale. Resnais vola alto come sempre, parla di amore eterno basandosi su una spiritualità fortemente laica e materialista. Coinvolgente, nonostante alcuni passaggi risultino un po' forzati e alcune soluzioni (finale compreso) fin troppo frettolose. Attori intensi ed efficaci.
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