Immanuel Rath (Emil Jannings), rispettabile professore di ginnasio in una cittadina tedesca, rimane stregato dalla bella e provocante cantante Lola Lola (Marlene Dietrich) che si esibisce nel locale cittadino, L'Angelo Azzurro. Innamorato di Lola, Rath propone alla donna di sposarlo. È l'inizio del declino per il professore che viene licenziato e si riduce a fare il clown su palcoscenici di quart'ordine, mentre sua moglie lo tradisce e lo mortifica senza farsi troppi problemi. 

Primo lungometraggio del sodalizio artistico tra Josef von Sternberg e Marlene Dietrich, opera che lanciò l'attrice come diva internazionale e icona destinata a restare indelebilmente impressa nell'immaginario collettivo. Ma la vera anima (nonché protagonista) del film è Emil Jannings, emblema di una borghesia che va a perdere i propri valori, smarrita dinnanzi ai cambiamenti della società e destinata all'autodistruzione. Le continue umiliazioni cui il professor Immanuel Rath è sottoposto e il suo cocciuto perseguire un amore impossibile rappresentano idealmente l'irreversibile disfacimento e le illusioni di una classe dirigente che non si accorge della propria marginalità all'interno di un mondo in mutamento, sempre più cinico e feroce. La lezione espressionista è evidente nello stile di von Sternberg, che esalta magnificamente le tonalità ombrose, sfruttando anche la fisicità di Jannings, e costruisce le inquadrature con sapienza attraverso il posizionamento espressivo dei personaggi (Rath, per esempio, spesso e volentieri ammira Lola dal basso verso l'alto, contemplandola come una sorta di divinità). Oltre alla lezione espressionista si sente anche forte l’ispirazione che arriva dal filone della Nuova Oggettività (quello di Georg Wilhelm Pabst, per citare uno dei suoi massimi rappresentanti(, capace di raccontare il mondo dei bassifondi con una forza drammaturgica che in questo splendido film si ritrova pienamente. Straordinaria la scena finale, ultimo tassello di una visione talmente crudele da essere impossibile da dimenticare. Curiosità: il film fu girato contemporaneamente in inglese e tedesco e venne poi rifatto da Edward Dmytryk nel 1959 in una produzione dal titolo omonimo.

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