Disonorata
Dishonored
Durata
87
Formato
Regista
Durante la Prima guerra mondiale, la prostituta viennese Marie Kolverer (Marlene Dietrich) viene assunta dal governo austriaco come spia e diventa l'agente X-27. Nella sua nuova veste, la donna riesce a smascherare un generale traditore, ma finisce per innamorarsi dell'ufficiale russo H-14 (Victor McLagen) che si fa passare per il tenente Kranau. Marie dopo aver partecipato al suo arresto, decide di lasciar scappare l'uomo di cui è innamorata.
Terzo film della coppia Marlene Dietrich-Josef von Sternberg e seconda produzione americana del duo. Un melodramma tanto convenzionale e scontato nella trama quanto sorprendente per originalità, freschezza inventiva e capacità di elevare grazie a una sofisticata impronta stilistica un soggetto tutto sommato anonimo. Von Sternberg, infatti, non è interessato alle implicazioni storiche, politiche e sociali del conflitto mondiale e lo è solo in parte verso i meccanismi machiavellici del potere e ai doppi giochi spionistici. Quello che interessa maggiormente al regista è raccontare la doppiezza irrisolta della passione, sospesa tra attrazione e repulsione, tra desiderio e irrazionalità, tra incanto e disillusione. Il film punta in maniera forte su una stilizzazione per certi versi eccessiva ma al tempo stesso funzionale, espressione visiva di un turbinio sentimentale smodato e irrimediabilmente irrisolto filtrato attraverso un'estetica barocca, eccessiva e fortemente improntata al simbolismo e alla costruzione immaginifica ardita. In barba alla verosimiglianza storica o a canoni narrativi puntualmente trasgrediti a mo' di sberleffo (si veda in tal senso il prefinale) in nome di un'anarchica fantasia e di un formalismo ricercatissimo e, per certi versi, sperimentale. Sonoro fiasco al botteghino.
Terzo film della coppia Marlene Dietrich-Josef von Sternberg e seconda produzione americana del duo. Un melodramma tanto convenzionale e scontato nella trama quanto sorprendente per originalità, freschezza inventiva e capacità di elevare grazie a una sofisticata impronta stilistica un soggetto tutto sommato anonimo. Von Sternberg, infatti, non è interessato alle implicazioni storiche, politiche e sociali del conflitto mondiale e lo è solo in parte verso i meccanismi machiavellici del potere e ai doppi giochi spionistici. Quello che interessa maggiormente al regista è raccontare la doppiezza irrisolta della passione, sospesa tra attrazione e repulsione, tra desiderio e irrazionalità, tra incanto e disillusione. Il film punta in maniera forte su una stilizzazione per certi versi eccessiva ma al tempo stesso funzionale, espressione visiva di un turbinio sentimentale smodato e irrimediabilmente irrisolto filtrato attraverso un'estetica barocca, eccessiva e fortemente improntata al simbolismo e alla costruzione immaginifica ardita. In barba alla verosimiglianza storica o a canoni narrativi puntualmente trasgrediti a mo' di sberleffo (si veda in tal senso il prefinale) in nome di un'anarchica fantasia e di un formalismo ricercatissimo e, per certi versi, sperimentale. Sonoro fiasco al botteghino.