Le notti di Chicago
Underworld
Durata
82
Formato
Regista
Il gangster Bull Weed (George Bancroft) nomina suo luogotenente l'ex avvocato alcolizzato Rolls Royce Wensel (Clive Brook). Finito in carcere per aver ucciso un bruto, Bull sospetta una relazione tra la sua donna Feathers McCoy (Evelyn Brent) e Rolls Royce, convinto che questi l'abbiano tradito, e cercherà di incastrarli. Ma, una volta resosi conto che i due effettivamente si amano e che non l'hanno venduto alla polizia, Bull saprà rimediare.
Uno dei primi film del nascente genere gangster e opera prima firmata in solitario da Josef von Sternberg. Il cineasta di origine austriaca sa unire una dimensione vagamente onirica a un romanticismo malinconico e fatalista, imprimendo così alla narrazione un tono dolente. Attraverso uno stile ricchissimo e originale, von Sternberg satura le inquadrature riempendole fino all'eccesso, come nella celebre sequenza della festa dei criminali, restituendo così un senso di opprimente caos, esplicitazione visiva di una profonda inquietudine esistenziale. E su tutto aleggia un'atmosfera da tragedia imminente, accentuata da un sapiente gioco di luci e ombre che dà alla narrazione un'aura cupa e fantasmatica. Strepitosa la costruzione immaginifica del regista (supportato dalla splendida fotografia di Bert Glennon), capace di regalare momenti memorabili come la casta seduzione di Feathers verso Rolls Royce o la rapina in banca. Lo sceneggiatore Ben Hecht (divenuto poi uno degli scrittori di riferimento del genere) rimase insoddisfatto del risultato finale, chiedendo di venire estromesso dai credits del film, salvo ripensarci dopo il successo della pellicola e aver vinto un Oscar per il miglior soggetto. In Italia, il film venne distribuito inizialmente con il titolo Il castigo.
Uno dei primi film del nascente genere gangster e opera prima firmata in solitario da Josef von Sternberg. Il cineasta di origine austriaca sa unire una dimensione vagamente onirica a un romanticismo malinconico e fatalista, imprimendo così alla narrazione un tono dolente. Attraverso uno stile ricchissimo e originale, von Sternberg satura le inquadrature riempendole fino all'eccesso, come nella celebre sequenza della festa dei criminali, restituendo così un senso di opprimente caos, esplicitazione visiva di una profonda inquietudine esistenziale. E su tutto aleggia un'atmosfera da tragedia imminente, accentuata da un sapiente gioco di luci e ombre che dà alla narrazione un'aura cupa e fantasmatica. Strepitosa la costruzione immaginifica del regista (supportato dalla splendida fotografia di Bert Glennon), capace di regalare momenti memorabili come la casta seduzione di Feathers verso Rolls Royce o la rapina in banca. Lo sceneggiatore Ben Hecht (divenuto poi uno degli scrittori di riferimento del genere) rimase insoddisfatto del risultato finale, chiedendo di venire estromesso dai credits del film, salvo ripensarci dopo il successo della pellicola e aver vinto un Oscar per il miglior soggetto. In Italia, il film venne distribuito inizialmente con il titolo Il castigo.