Julien Davenne (François Truffaut), reduce della Grande Guerra rimasto vedovo, vive solitario nel ricordo dei commilitoni e della giovane moglie Julie. In casa sua ha allestito una stanza, chiamata “la camera verde”, che ospita le reliquie del proprio passato.

François Truffaut, dopo aver recitato ne Il ragazzo selvaggio (1969), decide di vestire nuovamente i panni dell'attore interpretando Julien Davenne, un “pazzo” che tende a relazionarsi con i morti del suo passato come se fossero ancora in vita. Opera tra le più oscure dell'intera filmografia di uno dei maestri della Nouvelle Vague, La camera verde, all'epoca della sua uscita nelle sale, non ebbe alcun successo di pubblico, poiché catalogato superficialmente come film sui morti e sulla morte. In realtà si tratta, anche e soprattutto, di una storia d'amore imperniata sul dilemma della memoria e dell'oblio: nel film vengono affrontati con coraggio temi complessi come la degradazione del corpo, la presenza incombente della morte, l'idea del tempo che trascorre inesorabile, la provvisorietà dei sentimenti e dell'amore. È una pellicola emozionante, sfaccettata, ricca di momenti notevoli (il finale, in primis). Tra le fotografie presenti all'interno della "camera verde", si segnalano quelle di artisti come Henry James, Oscar Wilde e Marcel Proust. Musiche di Maurice Jaubert, fotografia di Néstor Almendros.
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