Canicola
Hundstage
Durata
121
Formato
Regista
Periferia di Vienna; una torrida estate fa da sfondo a storie di quotidiana desolazione. Un guardiano (Alfred Mrva) indaga su alcuni episodi di vandalismo nel quartiere; un'autostoppista (Maria Hofstätter) provoca coloro che le danno un passaggio; una coppia (Victor Rathbone e Claudia Martini) percorre la via dell'adulterio, un'altra (Rene Wanko e Franziska Weisz) continua a litigare; un anziano ingegnere (Erich Finsches) tenta di sedurre la domestica (Gerti Lehner); le aspettative di una donna (Christine Jirku) vengono frustrate dal sadismo di un amante occasionale.
Ulrich Seidl (anche autore della sceneggiatura con Veronika Franz) dirige un dramma caustico e disturbante sulle miserie dell'essere umano, utilizzando il proprio retaggio da documentarista: stile rigoroso ed essenziale, inquadrature fisse, simmetria imperante, sguardo disincantato su un'umanità dolente e disperata. Quasi un'amplificazione della naturale decadenza contemporanea: le vicende dei personaggi, tutti destinati in egual modo alla sconfitta e all'umiliazione, veicolano echi tragici e grotteschi a un tempo, attraversate da lampi di humor nero che, per contrasto, aumentano il senso di disagio e straniamento. Sesso, violenza, solitudine, alienazione: in un contesto asettico e deprimente (la periferia che domina sui protagonisti, incolore e indifferente agli accadimenti), la vita prosegue con tutto il suo carico di repressione e squallore. Seidl non si ferma davanti a nulla, dimostrando mano sapiente nel definire le coordinate della narrazione; anche se alcuni eccessi gratuiti dimostrano una fastidiosa tendenza al morboso che esploderà, più o meno prepotente, nelle opere seguenti. Gran premio della giuria alla Mostra di Venezia.
Ulrich Seidl (anche autore della sceneggiatura con Veronika Franz) dirige un dramma caustico e disturbante sulle miserie dell'essere umano, utilizzando il proprio retaggio da documentarista: stile rigoroso ed essenziale, inquadrature fisse, simmetria imperante, sguardo disincantato su un'umanità dolente e disperata. Quasi un'amplificazione della naturale decadenza contemporanea: le vicende dei personaggi, tutti destinati in egual modo alla sconfitta e all'umiliazione, veicolano echi tragici e grotteschi a un tempo, attraversate da lampi di humor nero che, per contrasto, aumentano il senso di disagio e straniamento. Sesso, violenza, solitudine, alienazione: in un contesto asettico e deprimente (la periferia che domina sui protagonisti, incolore e indifferente agli accadimenti), la vita prosegue con tutto il suo carico di repressione e squallore. Seidl non si ferma davanti a nulla, dimostrando mano sapiente nel definire le coordinate della narrazione; anche se alcuni eccessi gratuiti dimostrano una fastidiosa tendenza al morboso che esploderà, più o meno prepotente, nelle opere seguenti. Gran premio della giuria alla Mostra di Venezia.