Company Limited
Seemabaddha
Durata
110
Formato
Regista
Shyamal (Barun Chanda) è un rampante giovane dirigente in una grossa industria di Calcutta. Pur di ottenere una importante promozione viene meno ai valori a cui è stato educato, tradendo la stima che sua cognata Tutul (Sharmila Tagore) nutre per lui.
Secondo capitolo di una trilogia su Calcutta, dopo Pratidwandi (1971) e prima di Jana Aranya (1975), analizza gli effetti della vita nella Grande Città sulle nuove generazioni di indiani. Da uno dei funzionari anziani della ditta in cui lavora Shyamal è pronunciata una frase chiave per comprendere il senso del film: gli inglesi per gli indiani sono come un fuoco acceso, per godere del loro calore senza scottarsi non bisogna essere né troppo lontani né troppo vicini. Molti sono i dubbi che Ray solleva sul modello di sviluppo verso cui l'India dei primi anni '70 si muove. Da Shyamal i valori di integrità morale e rispetto del lavoro vengono calpestati in nome del carrierismo, e solo una donna che vive ancora in provincia si accorge di questa regressione. Fin dalla sequenza di apertura in stile documentaristico il film è infatti raccontato dal punto di vista del protagonista maschile, ma alla figura della cognata Tutul sembra essere assegnato il ruolo decisivo di una sua coscienza interiore. Sul piano stilistico risulta purtroppo molto meno raffinato rispetto agli standard del cineasta indiano, forse anche a causa di una produzione più limitata nei mezzi. Curiosa la scelta di girare una sola scena a colori, uno spot quasi lisergico per una linea di ventilatori.
Secondo capitolo di una trilogia su Calcutta, dopo Pratidwandi (1971) e prima di Jana Aranya (1975), analizza gli effetti della vita nella Grande Città sulle nuove generazioni di indiani. Da uno dei funzionari anziani della ditta in cui lavora Shyamal è pronunciata una frase chiave per comprendere il senso del film: gli inglesi per gli indiani sono come un fuoco acceso, per godere del loro calore senza scottarsi non bisogna essere né troppo lontani né troppo vicini. Molti sono i dubbi che Ray solleva sul modello di sviluppo verso cui l'India dei primi anni '70 si muove. Da Shyamal i valori di integrità morale e rispetto del lavoro vengono calpestati in nome del carrierismo, e solo una donna che vive ancora in provincia si accorge di questa regressione. Fin dalla sequenza di apertura in stile documentaristico il film è infatti raccontato dal punto di vista del protagonista maschile, ma alla figura della cognata Tutul sembra essere assegnato il ruolo decisivo di una sua coscienza interiore. Sul piano stilistico risulta purtroppo molto meno raffinato rispetto agli standard del cineasta indiano, forse anche a causa di una produzione più limitata nei mezzi. Curiosa la scelta di girare una sola scena a colori, uno spot quasi lisergico per una linea di ventilatori.