Seconda guerra mondiale. L'inglese John Colby (Michael Caine), prigioniero in un campo tedesco, allestisce una squadra di calcio allo scopo di sfidare il nazista Von Steiner (Max von Sydow). La partita è l'occasione per una fuga organizzata dai partigiani francesi, ma il piano sarà accantonato in nome di un ideale universale di dignità.

Diretto da John Huston e liberamente ispirato alla “partita della morte”, tenutasi a Kiev nel 1942 tra calciatori ucraini e ufficiali tedeschi, Fuga per la vittoria rilegge la storia da una prospettiva immaginaria e prettamente sportiva. La sceneggiatura (di Evan Jones e Yabo Yablonsky) sfrutta furbescamente una spettacolarità elementare, che faccia presa sulle emozioni primarie dello spettatore (la celebre rovesciata dell'asso Pelé, mostrata da svariate prospettive per accrescere il pathos), e lo sviluppo rasenta l'assurdo (Sylvester Stallone, nei panni dell'americano Hatch, che fugge e si fa ricatturare per il bene comune, senza alcuna conseguenza), ma è innegabile un certo fascino gigione, soprattutto nel roboante ed epico finale (la fuga dei prigionieri con la folla che inneggia alla “victoire!”). Gran sfilata di calciatori (tra gli altri, Bobby Moore, Osvaldo Ardiles, Kazimierz Deyna) e cast in discreta forma, ad eccezione del marmoreo Stallone. Musiche di Bill Conti.
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