Il solitario Andreas (Max von Sydow) conosce Anna (Liv Ullmann), donna sofferente a causa della morte del marito e del figlio: i due hanno come amici in comune Elis (Erland Josephson) ed Eva (Bibi Andersson), marito e moglie in crisi psicologica di coppia.



Ultimo film di Ingmar Bergman negli anni '60, ultimo capitolo della sua trilogia sull'Isola di Fårö (i primi due erano nel 1966 Persona e nel 1968 L'ora del lupo) e secondo suo lungometraggio a colori dopo A proposito di tutte queste… signore (1964), Passione è un'opera sperimentale, un dramma di dialogo e introspezione che blocca spesso le sue sequenze con brevi interviste agli interpreti riguardanti lo sviluppo dei loro personaggi. L'ottima fotografia di Sven Nykvist usa lenti graffiate, filtri rossi accesi, spezzoni in bianco e nero che richiamano i film precedenti dell'autore, mentre il montaggio sembra abbandonare momenti importanti della trama o dimenticare per strada pezzi di sottotrame. Passione è nevrotico, morboso, un po' prolisso, e finisce per essere più uno studio sui personaggi che una vera e propria analisi dell'indole umana: suggestivo ma, a tratti, meno profondo di quanto potrebbe apparire a prima vista.
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