
Madame Bovary
Madame Bovary
Durata
114
Formato
Regista
All'indomani della pubblicazione del suo Madame Bovary, lo scrittore Gustave Flaubert (James Mason) espone in tribunale le tribolazioni sentimentali della sua protagonista, la provinciale Emma (Jennifer Jones) che, soffocata dalla routine del suo matrimonio con il medico Charles, intrattiene due relazioni extra-coniugali, una delle quali – con il bel Rodolfo (Louis Jourdan) – la condurrà al suicidio. Flaubert verrà assolto.
Vincente Minnelli, di solito regista di vocazione versatile, non è troppo a suo agio nella riduzione del capolavoro immortale (1856) di Gustave Flaubert. E la sua signora Bovary, cui viene data vita attraverso un diversivo che struttura il perno della vicenda a partire dalle vicende giudiziarie dello stesso scrittore (accusato di oscenità dopo aver pubblicato il romanzo), è calligrafica e inutilmente fumosa. Il film, soprattutto a causa della sceneggiatura di Robert Ardrey, diventa una sorta di auto-appello che possa evitare censure e lamentele, schierandosi interamente dalla parte della protagonista e “giustificandone” l'adulterio, anche a costo di commettere più di una scappatella a discapito della fedeltà al testo di partenza. A farne le spese, però, sono il ritmo e l'integrità dell'opera, che sciupa le intenzioni iniziali e l'innegabile talento del regista. A uscirne indenne è l'intero cast, in parte e ispirato: James Mason è un Flaubert credibile e intenso, Jennifer Jones è forse troppo bella per il ruolo, ma conferma un talento equilibrato e intelligente.
Vincente Minnelli, di solito regista di vocazione versatile, non è troppo a suo agio nella riduzione del capolavoro immortale (1856) di Gustave Flaubert. E la sua signora Bovary, cui viene data vita attraverso un diversivo che struttura il perno della vicenda a partire dalle vicende giudiziarie dello stesso scrittore (accusato di oscenità dopo aver pubblicato il romanzo), è calligrafica e inutilmente fumosa. Il film, soprattutto a causa della sceneggiatura di Robert Ardrey, diventa una sorta di auto-appello che possa evitare censure e lamentele, schierandosi interamente dalla parte della protagonista e “giustificandone” l'adulterio, anche a costo di commettere più di una scappatella a discapito della fedeltà al testo di partenza. A farne le spese, però, sono il ritmo e l'integrità dell'opera, che sciupa le intenzioni iniziali e l'innegabile talento del regista. A uscirne indenne è l'intero cast, in parte e ispirato: James Mason è un Flaubert credibile e intenso, Jennifer Jones è forse troppo bella per il ruolo, ma conferma un talento equilibrato e intelligente.